Una vita dedicata al gol, ma anche al bello del calcio. Assist, giocate e legami speciali, Emilio Volpicelli si racconta a La Casa di C, parlando anche del suo Picerno, alla vigilia della sfida al vertice contro il Catania. “Ho iniziato a giocare a calcio in casa insieme a mio fratello maggiore prima di iscrivermi, a cinque anni, a scuola calcio, vista la mia età mi fecero un favore perché, altrimenti, avrei dovuto aspettare di compiere sei anni. A quattordici mi chiama l’Ascoli, lasciare la mia famiglia così presto non è stato facile, ma quando insegui un sogno sei consapevole che devi fare anche tanti sacrifici. È stata una scelta che mi ha responsabilizzato e fatto diventare adulto in fretta”.
Il centravanti poi si sofferma sulle numerose difficoltà incontrate sul suo percorso: “Uno dei periodi più difficili della mia carriera è stato a Piacenza. In estate avevo firmato per la Salernitana, faccio gol all’esordio in Coppa Italia ma, a fine mercato decisero di mandarmi in prestito al Pro Piacenza. Rimasi senza stipendio da ottobre, una situazione inaspettata in quella che pensavo sarebbe stata la stagione delle conferme. Devo dire grazie soprattutto ai miei procuratori (Giovanni Tateo e Valeriano Narcisi, ndr) che mi hanno aiutato anche economicamente. Senza stipendio non era facile andare avanti”.
Una carriera simile alle montagne russe quella di Volpicelli, che indica Matelica quale tappa più importante della sua carriera: “Colavitto mi diede l’input a crederci di più in zona offensiva, consigli che poi mi hanno portato a disputare la mia prima miglior stagione tra i professionisti. Lui, sicuramente, è uno degli allenatori a cui sono più legato. È l’artefice del nuovo Volpicelli. A chi mi ispiro? Da piccolo mi piaceva Ibrahimovic poi, crescendo, ho iniziato a seguire Josip Ilicic. Quando entro in campo alzo solo lo sguardo al cielo e il ricordo va subito a mio papà. Lui è stato fondamentale in questo mio percorso, ha fatto tanti sacrifici per accompagnarmi agli allenamenti quando ero piccolo, è venuto a mancare da poco tempo e pensare a lui mi dà forza”.
Il presente, in conclusione, si chiama Picerno: “Hanno creduto in me sin da subito. Qui ho trovato un’organizzazione incredibile, strutture all’avanguardia, solidità economica e una dirigenza preparata sotto ogni punto di vista. I risultati degli ultimi anni parlano chiaro”.
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