BARI – “Il sensore ha funzionato quando ho fatto la riparazione, l’ho già detto al pm. Io vengo chiamato a chiamata, quando Don Antonio mi ha chiamato, ho fatto la riparazione e sono andato via. Non ho un contratto di manutenzione e non ho un registro degli interventi. Era il don che si occupa della culla, era lui che la controllava. La culla ha squillato il giorno 14 alle ore 10 circa quando l’ho riparata perché mi sono accorto che era saltato l’alimentatore. Può essere andato in blocco in sistema, può non aver funzionato la sim, tante cose”. Lo ha detto in una intervista a Storie Italiane su Rai 1, Vincenzo Nanocchio, il tecnico indagato per omicidio colposo per il caso del neonato trovato morto nella culla termica della Chiesa San Giovanni Battista di Bari lo scorso 2 gennaio. Per la vicenda è indagato con la stessa ipotesi di reato anche il parroco don Antonio Ruccia al cui telefono cellulare era collegato il sistema che si sarebbe dovuto attivare nel caso in cui la culla fosse stata utilizzata. L’autopsia che è stata eseguita ieri ha ipotizzato che la morte sia stata causata da ipotermia.
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