Intelligenza artificiale. Due parole che descrivono il mondo di oggi e quello delle future generazioni. Queste parole segnano un’era, forse il culmine di una rivoluzione digitale che ha trasformato irrevocabilmente le nostre vite. Abitudini, velocità e connessioni diverse tra le persone e tra le persone e le cose. I genitori dei trentenni di oggi ricordano nitidamente la vita quotidiana senza internet, a testimonianza di quanto il mondo sia cambiato radicalmente e irrevocabilmente. Oggi, le domande ricevono risposte in tempo reale da ChatGPT. L’intelligenza artificiale, elaborazione di dati che non emergono dal nulla, ma che richiedono il nostro contributo per creare.
È essenziale mantenere il controllo e guidare il cambiamento. Questo è il messaggio di Andrea Lisi, Presidente di ANORC Professioni, che rappresenta i Professionisti della digitalizzazione e della privacy, impegnandosi nella protezione del patrimonio informativo. Lisi spiega chiaramente che l’IA può essere uno strumento potente, ma il potere decisionale deve restare umano. Il pericolo della “digicrazia” risiede nel fatto che la maggior parte dei nostri dati è nelle mani di pochi grandi player internazionali, che detengono un potere immenso, anche economico.
Nell’aria riecheggiano i nomi dei colossi della rete: Apple, Meta, Google. Questi giganti hanno accumulato ricchezza spesso a discapito degli utenti, senza una consapevolezza reale delle conseguenze. Ecco perché l’Unione Europea ha reagito con l’AI Act, un insieme di norme per proteggere i diritti e le libertà fondamentali. L’AI Act, insieme ad altre regolamentazioni come il Digital Governance Act e il Data Act, mira a tutelare i cittadini dagli effetti negativi dell’innovazione digitale incontrollata.
Un altro rischio dell’IA è la possibilità di discriminazione. Secondo un’indagine del Politecnico di Milano, l’IA può adottare criteri discriminanti nella selezione dei curricula per le aziende. Questo perché i sistemi di IA elaborano decisioni basate su scelte passate, perpetuando comportamenti discriminatori. Pertanto, non si può delegare all’intelligenza artificiale decisioni importanti senza controllo umano.
Il senso di responsabilità e l’etica del comportamento sono stati al centro del messaggio di Papa Francesco al G7 di Borgo Egnazia. Il Vaticano è stato uno dei primi a riconoscere i rischi di un utilizzo non antropocentrico della tecnologia. ANORC, in collaborazione con la Pontificia Università Antonianum, Oikos Mediterraneo e l’Istituto Universitario Sophia, ha istituito l’Osservatorio permanente su diplomazia digitale e IA per analizzare le situazioni nei vari paesi e proporre strategie per proteggere la dignità umana e i diritti fondamentali.
La Pontificia Università Antonianum ha anche lanciato un Diploma Biennale in Etica e Intelligenza Artificiale, patrocinato da ANORC. Andrea Lisi sarà consulente e docente di etica e management, mentre Giuseppe Gimigliano coordinerà il corso. L’obiettivo è fare dell’IA uno strumento al servizio della collettività, senza esclusioni.
Infine, l’appuntamento da non perdere: sabato 6 luglio, ANORC sarà a Lecce per discutere di “Intelligenza artificiale, sostenibilità e diplomazia digitale” dalle 10 alle 12 presso la Sala Primo Tondo a Palazzo Michele De Pietro. Un’occasione per ascoltare e comprendere il futuro.
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