Hanno sfilato in migliaia attorno alla grande fabbrica, riunendo operai, sindacati e imprenditori di fronte alle portinerie dell’ex Ilva di Taranto.
Le organizzazioni sindacali esprimono la preoccupazione concreta della possibile chiusura dello stabilimento a causa delle decisioni dell’amministratore delegato Lucia Morselli, rappresentante di ArcelorMittal. Chiedono il processo di conversione dell’ultimo, garanzie per la tutela dei lavoratori, dei crediti delle imprese e per la salvaguardia ambientale, occupazionale e industriale. Il Governo, secondo le sigle metalmeccaniche, deve agire espellendo la multinazionale responsabile di un disastro sociale ed economico.
I manifestanti, oltre seimila secondo i sindacati, hanno attraversato il perimetro esterno dell’acciaieria, causando rallentamenti e blocchi temporanei nella circolazione stradale. L’iniziativa coinvolge anche l’Ugl Metalmeccanici e le associazioni datoriali Aigi, Casartigiani e Confapi Industria. La manifestazione poi si è diretta vero la portineria dei tubifici, dove si sono uniti i lavoratori dell’indotto.
In testa al corteo gli operai di Acciaierie d’Italia, Ilva in As e dell’indotto hanno mostrato bandiere e striscioni, esprimendo chiaramente la richiesta di allontanare Morselli e Mittal da Taranto. La situazione societaria è complicata, con divergenze tra i soci sulla ricapitalizzazione e l’acquisto degli asset, per questo si valuta l’amministrazione straordinaria.
Gli imprenditori dell’indotto lamentano il mancato pagamento delle fatture e temono perdite di crediti. Il Governo sta esaminando misure di tutela per le imprese, mentre si cercano nuovi soci privati e si affronta la complessa situazione con ArcelorMittal, sperando in una soluzione senza contenziosi.
La risposta alla lettera di Invitalia del 17 gennaio è attesa entro il primo febbraio, ma il Governo potrà agire anche in assenza di risposta.
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