In un documento unitario A.I.G.I. Puglia, ANITA Puglia, Casartigiani Puglia, C.N.A. Puglia, Confapi Taranto, Confartigianato Imprese Puglia, Confindustria Taranto e F.A.I. Pugliahanno elencato una serie di proposte condivise per far fronte alla drammatica situazione in cui versano le aziende dell’indotto ex-Ilva.
Le proposte verranno sottoposte stasera all’attenzione del Governo, durante l’incontro convocato dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: «L’Esecutivo e i Ministeri competenti – dichiarano le associazioni – continuano a tenere alta l’attenzione riservando il giusto coinvolgimento a tutti gli attori territoriali. Tuttavia, rimarchiamo l’esigenza di comunicare poche e circostanziate valutazioni, che auspichiamo possano essere prese in esame». L’auspicio che lo stabilimento siderurgico di Taranto possa riprendere la sua attività con rinnovato slancio passa, infatti, dal recupero di alcune condizioni minime di agibilità.
Le aziende dell’indotto sono stremate perché non hanno più liquidità. Attendono ancora la certificazione dei crediti, precondizione per attivare qualunque meccanismo di garanzia, compreso quello predisposto da SACE. A tal proposito, viene rilevata la necessità di definire rapidamente modalità, tempistiche, metodo e platea di riferimento con riferimento a questi strumenti. Chiarire il quadro operativo è fondamentale anche per capire come assicurare il soddisfacimento dei crediti lungo l’intera filiera di subappalto e subvezione.
Doverosa è ritenuta la sospensione, più volte invocata, del pagamento degli oneri fiscali e di quelli contributivi per tutte le imprese che vantano crediti nei confronti di AdI, sia diretti che derivanti da subappalti connessi al siderurgico garantendo la regolarità DURC. Questo passaggio consentirebbe quantomeno una boccata d’ossigeno in una situazione la cui responsabilità non è certo delle imprese fornitrici di beni e servizi. Per le medesime ragioni occorrerebbe procedere alla sospensione della riscossione forzosa dei crediti fiscali relativi alla prima e alla seconda amministrazione straordinaria, prevedendo una moratoria o saldo e stralcio rateizzato.
Mancano poi l’accordo-quadro e le disposizioni attuative per dare seguito agli ammortizzatori sociali dedicati alla crisi e previsti dai decreti di inizio anno.
Da differirsi ad un apposito tavolo «ogni discussione sull’eventuale prosieguo delle attività con l’azienda, che dovrà contare ovviamente su condizioni di operatività chiare, trasparenti e in grado di garantire l’affidamento dei fornitori di beni e servizi. Alla luce di quanto sopra esposto – concludono unitariamente le associazioni – riteniamo che il nostro sia un ruolo di garanzia a tutela di tutta la filiera di ADI in amministrazione straordinaria. Un ruolo che, ora più che mai, è necessario istituzionalizzare per recuperare la fiducia delle imprese che rappresentiamo e che a causa della totale disintermediazione degli scorsi anni, hanno subito i risultati disastrosi generati da chi ha fatto sistematicamente leva sulle differenze di forza contrattuale. Un ruolo che possa assicurare che l’attività venga svolta con quei requisiti minimi di correttezza che, drammaticamente, sono venuti a mancare».
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