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Nave Martinengo

Chiesto rinvio a giudizio per 3 militari accusati di abusi sessuali

Abusi sessuali, minacce, intimidazioni psicologiche e attenzioni morbose. Uno scenario da incubo quello che avrebbero vissuto tredici presunte vittime sulla nave Martinengo, di base a Taranto all’epoca dei fatti. Comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro che si sarebbero protratti per mesi, angosciando l’animo di diversi giovani marinai e spingendoli a denunciare i propri superiori.

L’impianto accusatorio mosso nei confronti di Roberto Carpinelli, capitano di fregata ed ex Comandante della nave Martinengo, e dei sottocapi di prima classe Giovanni Napolano e Gianluca Longo racconterebbe il tormento vissuto dalle persone offese a bordo dell’imbarcazione.

Per i tre militari, il pubblico ministero di Taranto, Marzia Castiglia, ha chiesto il rinvio a giudizio, contestando diversi reati risalenti al 2021. Tra agosto e dicembre dello stesso anno, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, gli accusati avrebbero messo in atto allusioni sessuali e palpeggiamenti nei confronti delle presunte vittime. In particolare, tre giovani ragazzi (due donne e un uomo) avrebbero subìto attenzioni sessuali morbose e minacce fisiche. Gesta inappropriate al punto da rendere impossibile la convivenza pacifica sul posto di lavoro, oltre a generare crisi emotive alle persone colpite. Lanci di oggetti, avances irriguardose e frasi omofobe: tormenti fisici e psicologici per i giovani marinai, stando al quadro emerso nella richiesta di rinvio a giudizio, tali da compromettere il benessere psico-fisico delle presunte vittime. Sulla vicenda era già intervenuto il Tribunale Militare di Napoli, sottraendosi però dal giudizio.

Ora la palla passa al giudice per l’udienza preliminare, il quale deciderà a febbraio se disporre il processo per i tre imputati o emettere il non luogo a procedere.

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