Sugli spalti Bari-Cosenza è stata una gara all’insegna del rispetto reciproco: tifoserie corrette, clima gradevole anche sul piano dell’incitamento verso le rispettive squadre. E la curva nord, cuore pulsante del tifo biancorosso, ha poi dedicato uno striscione a Donato Bergamini, chiedendo giustizia. Il talentuoso giocatore dei calabresi di fine anni ottanta, infatti, è purtroppo al centro di un caso giudiziario su cui ancora oggi ci sono dubbi da fugare. E’ infatti dei giorni scorsi la notizia secondo cui la procura di Castrovillari ha chiesto 23 anni di carcere per la fidanzata dell’epoca. L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi in concorso con ignoti. Lo stesso Bergamini morì nel 1989 e il cadavere fu rinvenuto sulla strada statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico.
C’è poi l’altro episodio, quello del minuto numero 85 che ha portato al pareggio dei silani. Ad essere oggetto della discussione l’esultanza di Fumagalli. Gesti inizialmente ritenuti provocatori da parte dei tifosi, alcuni di loro sui social a caldo avevano pensato ad atteggiamenti contro i baresi, ma la realtà è un’altra. L’attaccante rossoblù – peraltro accostato al Bari più volte nelle precedenti sessioni di mercato, quando militava in C – si stava infatti rivolgendo al social media del club presente a bordocampo e proprio sotto la curva biancorossa. Nessun caso dunque e, soprattutto, nessuna intenzione di offendere i tifosi del Bari.
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