Bari, presa banda dei presunti ladri di vino e d’appartamento: bottini dai 4mila ai 200mila euro

BARI- Sono arrivati con le auto davanti agli appartamenti presi di mira e si sono appostati per ore, al punto che in uno dei mezzi perquisiti sono state trovate sacche di pipì, per monitorare gli spostamenti dei padroni di casa. Poi qualcuno di loro, indossando gilet gialli e con agenda è sceso dall’auto ed entrato nei condomini ad annotare qualcosa mentre l’amico è rimasto a fare il palo. È stata arrestata questa mattina, 7 febbraio, la banda dei tre presunti ladri che si sono intrufolati in appartamenti per asportarne oggetti di valore e soldi e che hanno messo perfino a segno un furto in una enoteca di Bari- San Paolo, trafugando pregiati vini del valore di 200mila euro.

Sono stati gli agenti della Squadra Mobile di Bari a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal gip presso il Tribunale di Bari, su richiesta di questa Procura della Repubblica.

Nell’ordinanza vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto ancora nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contradditorio con la difesa) nei confronti di tre pregiudicati baresi, indagati, a vario titolo, all’esito dell’attività investigativa, del reato di associazione per delinquere finalizzata al compimento di furti nel territorio del Capoluogo.

Si tratta di un gruppo di soggetti, G.V. e D.C., entrambe 51enni, nonché C.R., di anni 46, peraltro già noti per i loro trascorsi criminali.

Il modus operandi della banda: l’uso di gilet gialli e agenda

Secondo l’impostazione accusatoria, gli indagati, nei primi mesi dell’anno, con cadenza giornaliera, avrebbero condotto delle vere e proprie spedizioni predatorie, effettuando sopralluoghi per selezionare le abitazioni da colpire e studiare le abitudini delle vittime. In particolare, uno dei complici avrebbe talvolta indossato un gilet giallo, con tratti catarifrangenti, di quelli in uso a operatori tecnici di ditte specializzate e, munito di agenda, si sarebbe introdotto in alcuni stabili condominiali dei quartieri di Carrassi e Poggiofranco, mentre gli altri complici lo avrebbero atteso in strada a piedi o in auto facendo da “palo”.

In una delle auto della banda trovata sacca con urina: appostamenti prolungati

Nel corso di una perquisizione a una delle autovetture in uso alla banda, è stata rinvenuta una sacca in plastica contenente urina, circostanza, questa, che dimostrerebbe l’ipotesi degli investigatori: ovvero che i ladri avrebbero effettuato dei prolungati appostamenti al fine di studiare con attenzione le abitudini delle vittime e pianificare nei minimi dettagli gli atti predatori in loro danno.

Il trascorso di furti della banda: nel 2021 colpo a Poggiofranco, 4mila euro il bottino

Già nel mese di febbraio 2021, grazie all’attività di contrasto messa in atto dalla sezione “Falchi” della Squadra Mobile, i tre indagati erano stati tratti in arresto in quanto colti nella flagranza del reato di furto in abitazione in danno di un cittadino residente nel quartiere Poggiofranco. Nell’occasione, i poliziotti erano riusciti a recuperare la merce trafugata, oltre alla somma contante di circa 4mila euro, restituendola al legittimo proprietario. Per tale episodio, i tre, a seguito di giudizio direttissimo, furono condannati alla pena di tre anni di reclusione.

Oltre 200mila euro di furto in enoteca al San Paolo, settembre 2020

La banda, inoltre, nel settembre del 2020, si sarebbe resa responsabile di un ingente furto di vini pregiati, per un valore complessivo di oltre 200mila euro, consumato in danno di una nota enoteca, sita nel quartiere Bari-San Paolo. Anche per quest’altro episodio, gli investigatori sono riusciti a ricostruire un solido quadro indiziario a carico degli indagati, consentendo alla Procura della Repubblica di Bari di richiedere e ottenere la misura cautelare degli arresti domiciliari a loro carico.

Fase delle investigazioni: analisi dei cellulari

Di fondamentale importanza, nella fase delle investigazioni, sono stati i riscontri ottenuti, non solo con mirate perquisizioni personali e domiciliari, ma anche con l’analisi tecnica dei dispositivi cellulari che gli indagati avrebbero utilizzato per gestire le comunicazioni dedicate alla pianificazione dei colpi.

I tre indagati, già sottoposti al regime degli arresti domiciliari per altra causa, sono stati associati in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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