La tanto attesa cerimonia di riattivazione dell’Altoforno 1 (AFO1) dell’ex stabilimento Ilva di Taranto, alla presenza del ministro Adolfo Urso, per molti rappresenta il simbolo di un ritorno al passato, piuttosto che una spinta verso il futuro.
Non si celebra nulla di innovativo o rivoluzionario: si riattiva un impianto vecchio di sessant’anni, una “carcassa da museo”, come l’ha definita il senatore Mario Turco del Movimento 5 Stelle. Secondo il senatore, la cerimonia rappresenta l’ennesima presa in giro nei confronti dei cittadini, con l’accensione di un altoforno a carbone che, a suo dire, nasconde dietro di sé anni di morti, inquinamento e perdite economiche. Turco denuncia che, nonostante gli ingenti fondi pubblici investiti per la manutenzione, l’impianto dovrà presto essere nuovamente fermato a causa di problemi strutturali, soprattutto nella parte più delicata, il crogiolo, che comporta gravi rischi per la sicurezza e l’ambiente.
Anche il gruppo territoriale del Movimento 5 Stelle punta il dito contro questa riaccensione, sottolineando i dati preoccupanti forniti da PeaceLink, che parlano di un picco di benzene registrato solo pochi giorni fa nel quartiere Tamburi di Taranto. Una situazione che accresce la preoccupazione per la salute pubblica, specialmente in una città che vive quotidianamente con l’ombra del cancro.
La critica è condivisa anche da Europa Verde, con i portavoce Giovanni Carbotti e Gregorio Mariggiò, che considerano l’accensione dell’Altoforno 1 come un atto anacronistico. “Nulla di cui essere orgogliosi, ma si consuma un vero e proprio funerale per la città”, dichiarano, sottolineando come la fabbrica continui a operare in condizioni pessime e con impianti ormai al limite della sicurezza. Europa Verde propone una soluzione radicale: la chiusura definitiva dello stabilimento, lo smantellamento degli impianti e il recupero del territorio attraverso bonifiche e progetti di riconversione economica.
Mentre si “festeggia” la riaccensione dell’Altoforno 1, Taranto attende risposte concrete per il futuro, con l’auspicio di una transizione ecologica reale, che metta al centro la salute e la vita dei cittadini.
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