Il discorso del sindaco di Matera, Domenico Bennardi, in occasioni delle celebrazioni per il 2 Giugno, Festa della Repubblica Italiana.
Un caro saluto a tutti. A tutte le autorità, alle Forze dell’Ordine, alle Associazioni Combattentistiche e d’arma, ai gruppi volontari, ai cittadini e cittadine materane.
Era il 2 giugno del 1946, quando l’Italia, appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, iniziava a scrivere una nuova pagina della sua storia, quella di una Repubblica Democratica.
Il 2 giugno è una giornata che porta con sé un immenso patrimonio valoriale e simbolico, la fine della guerra, la conquista della pace, della libertà, della democrazia, e l’esigenza di riscoprire un gran senso di fratellanza e solidarietà nazionale, ideali e valori importantissimi, che un tempo segnarono un nuovo inizio per la storia del nostro Paese, e che costruiscono le vere fondamenta di uno Paese unitario.
“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta” recita il nostro inno nazionale.
Solidarietà e fratellanza che l’Italia ha dimostrato di avere in varie occasioni, da nord a sud.
Del terremoto in Irpinia non dimenticheremo mai il grande contributo dei volontari che dopo il sisma arrivarono da oltre i confini regionali, medesima macchina di soccorsi arrivò a Firenze per la grande alluvione del ’66, o a L’Aquila per il terremoto che l’ha colpita e recentemente in Emilia Romagna, dove il Governo ha dichiarato, lo stato di emergenza in conseguenza della recente alluvione.
Per i territori romagnoli anche il Comune di Matera esprime piena solidarietà e, rispondendo all’appello di ANCI e con la collaborazione della protezione civile nazionale, offrirà 10 dipendenti comunali, 10 nostri agenti di Polizia Locale, che non hanno esitato di fronte all’idea di lasciare affetti e radici in nome della solidarietà nazionale. A loro i miei più sentiti ringraziamenti.
E’ questa solidarietà, questa parola chiave ricorrente, uno degli elementi distintivi e unitari della nostra Italia, e non poteva che essere così, non solo perché è sancito nella nostra Costituzione ma perché fa parte del nostro dna di un popolo generoso, non stravolgiamo questo spirito, non sostituiamo il regionalismo solidale a quello competitivo e differenziato che l’Italia, con i suoi squilibri economici e territoriali, non potrebbe reggere.
La giornata dedicata a festeggiare la Repubblica Italiana assume allora tanti significati: il ricordo della lungimiranza dei nostri padri e dei nostri nonni, che ci hanno permesso di vivere in un Paese senza guerre; l’apertura al diritto di voto per le donne; la creazione di uno Stato Democratico.
Con impegno e duro lavoro, donne e uomini si sono rimboccate le maniche e dalle macerie dei missili e dalle ferite ideologiche, hanno trasformato l’Italia nel paese che tutti conosciamo.
Questa difficile fase storica, segnata da incertezze, paure, mancanza di fiducia, ci sfida a dare prova della nostra capacità di rimanere uniti, di non cedere all’individualismo, al si salvi chi può, ma di affrontare insieme le avversità e gestire i cambiamenti economici, sociali e climatici. Dobbiamo accettare questa sfida, così come, 77 anni fa, hanno fatto le nostre madri e i nostri fratelli, ritrovandosi tra le mani le macerie di un Paese da ricostruire.
Lavorare insieme per un futuro più sereno per tutti, con nuove consapevolezze e più attenzioni verso gli altri, verso il clima e l’ambiente.
Per l’ambiente, il nostro faro è l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta dall’Italia, insieme a tutti gli altri Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’ONU. Dovremmo ricordarci più spesso i 17 obiettivi da perseguire entro il 2030, tra questi c’è il contrasto alla povertà, alla fame, ai cambiamenti climatici, alle diseguaglianze, ma c’è anche l’obiettivo di perseguire la pace.
Oggi l’incubo della guerra è tornato, con sé porta come sempre morte, distruzione, violenza. E’ un incubo incostituzionale. La nostra costituzione ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali con l’eccezione dell’assistenza agli alleati. Infatti in questi 77 anni l’Italia non ha mai inviato nessun fucile a nessun paese che non sia suo alleato.
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, il nostro Paese, al pari di tanti, ha offerto 310 milioni di euro di aiuti finanziari e 660 milioni di euro di aiuti militari, il Parlamento nei mesi scorsi ha deciso di aumentare la spesa militare di 1,2 miliardi l’anno.
Diceva Gino Stada “la vera sicurezza per i cittadini è la salute non la difesa armata”
Investiamo in armi per salvare vite ma la gente muore nei nostri ospedali o nei disastri climatici perché stiamo riducendo gli investimenti in sanità e tutela dei territori.
L’Italia ripudia la guerra e dovrebbe ripudiare qualsiasi forma di armamento e puntare sui negoziati di pace. I negoziati costituiscono l’unica vera forma di solidarietà internazionale.
Torno a dire, lavoriamo insieme per un futuro più sereno per tutti, con nuove consapevolezze e più attenzioni verso le persone, la sanità, il clima e l’ambiente.
Il mio augurio è che questa celebrazione sia occasione per ricordare e condividere quei valori fondamentali dell’Italia, fratellanza e solidarietà, libertà e democrazia, pari dignità e tanta, tanta speranza in un futuro di pace.
Viva la Repubblica! Viva l’Italia!
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