2 Giugno, il messaggio del Prefetto di Potenza

POTENZA – Il messaggio del prefetto di Potenza, S.E. Michele Campanaro, in occasione delle celebrazioni del 2 Giugno. 


Autorità civili, religiose e militari, associazioni combattentistiche e d’arma, cittadine e cittadini,

vorrei rivolgervi il mio più sincero ringraziamento per essere qui presenti in questo 77° anniversario della nascita della Repubblica, la nostra casa comune. Lo faccio, con il commosso pensiero rivolto alle genti emiliano-romagnole colpite dal disastro dell’alluvione delle scorse settimane; genti forti e laboriose che ho ben conosciuto da Prefetto della provincia di Ferrara, ove ho lavorato quattro anni prima di essere qui a Potenza.

Un saluto particolare rivolgo alle ragazze e ai ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Don Milani”, dei Licei Scientifici “Galileo Galilei” e “Pier Paolo Pasolini”  e dell’Istituto di Istruzione Superiore “Einstein-De Lorenzo” di Potenza, al rappresentante della Consulta provinciale studentesca ed al Presidente dell’associazione “Sui Generis”, in rappresentanza degli studenti dell’Università degli Sudi della Basilicata.  

Celebriamo oggi il 2 giugno 1946, giorno in cui le italiane e gli italiani scelsero la Repubblica come forma istituzionale della Nazione.

            Il messaggio che il Presidente della Repubblica ha indirizzato ai Prefetti illustra con parole molto chiare i temi più salienti che è chiamato ad affrontare oggi il nostro Paese, in una fase storica delicata e cruciale sotto molteplici profili.

            Il compleanno della nostra Repubblica ci offre un’opportunità speciale per soffermarci a ricordare e riflettere sulla storia del nostro Paese e sui grandi eventi che l’hanno segnata: dai moti risorgimentali ai due conflitti mondiali, tra i quali si collocarono gli anni bui della dittatura fascista. E poi, finalmente, la Liberazione, la Repubblica e la Costituzione e, con esse, la rinascita dell’Italia, con la ricostruzione della democrazia.

            Ascoltando il Canto degli italiani, sentiamo ancor più forte il legame con quel passato così carico di straordinari ideali e valori da cui tutto ha preso inizio. A cominciare dai concetti di libertà, di difesa dei diritti moderni, di istituzioni rappresentative, che nel 2 giugno trovano finalmente compimento.

            Sono onorato di svolgere le funzioni di Prefetto della Repubblica e di farlo in terra di Basilicata, la mia terra generosa, che ha sofferto anch’essa negli aspri combattimenti contro l’oppressione nazifascista. Le pagine straordinarie di sacrificio, eroismo e idealità, che vanno sempre ricordate, sono state seguite da altre pagine di intensa vitalità ed entusiasmo che hanno posto le basi della ricostruzione del tessuto economico e sociale di questa provincia.  

            Alla fine del secondo conflitto mondiale, la realtà potentina si trovò alle prese con enormi disastri: la guerra aveva richiesto anche qui un tributo di vite umane e provocato lutti e distruzione. La povertà era così estesa che intere porzioni della provincia, non escluso il capoluogo, erano ampiamente sotto la linea della miseria.

            Eppure, in mezzo alle macerie, ai lutti, alla fame, alla povertà e ai problemi della delinquenza, tutto il Paese offrì un’immagine di vivo fermento e di solidarietà umana, in bilico tra l’emergenza positiva e la normalizzazione.

            Nel corso degli anni che seguirono, Potenza e la sua provincia sono rinate da quelle ceneri: con la ricostruzione delle devastazioni apportate dal conflitto e l’affermazione del boom economico, iniziò una fase di espansione urbana e la crescita di nuovi poli di sviluppo civile e sociale, testimoniati anche dalla fioritura culturale, con poeti come Vito Riviello e studiosi come Tommaso Pedio.

            Da allora, l’Italia è cresciuta, quale Stato moderno e industrializzato, protagonista in una nuova Europa e nell’ambito delle organizzazioni internazionali di cui essa è stata sempre convinta e attiva sostenitrice. Anche per affrontare con prospettive di successo i problemi dell’oggi e del domani, è importante valorizzare quell’esperienza che ha dato all’Italia una più forte personalità internazionale, facendone una protagonista dell’Europa unita, e agli italiani una più chiara e matura identità nazionale.

Negli scenari complessi e in costante trasformazione che caratterizzano il mondo sempre più interdipendente e globalizzato in cui viviamo, il nostro Paese svolge un ruolo fondamentale di equilibrio e apertura, di incessante ricerca del dialogo e della cooperazione, ma anche di fermo presidio dei valori fondamentali scolpiti nella nostra Carta Costituzionale che, a 75 anni compiuti quest’anno, ancora dimostra tutta la sua freschezza ed attualità.

            In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani per “fare rete”, usando le parole del nostro Presidente Mattarella, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che preoccupano le famiglie in difficoltà, quelli che nei giovani suscitano, per effetto della precarietà, pesanti interrogativi per il futuro.

Parlo dei problemi del lavoro, dell’economia, della giustizia sociale e della sicurezza dei cittadini, particolarmente sentita non solo dove la prepotenza delle mafie si fa avvertire più pesantemente, ma anche in quelle realtà di periferia urbana dove il degrado favorisce il diffondersi della criminalità. Stiamo continuando ad attraversare una crisi difficile: per crescere di più e meglio, assicurando maggiore benessere a quanti sono rimasti indietro, l’Italia deve crescere tutta, al Nord come al Sud.

Quella di unificare il Paese, come volevano i grandi del Risorgimento, resta ancora oggi  esigenza imprescindibile per assicurare una ripresa dello sviluppo a vantaggio di tutto il Paese.

Il lavoro e la scuola sono stati il formidabile ascensore sociale che ha cambiato il Paese da quando è nata la Repubblica; e mantengono anche oggi questo ruolo. Hanno costituito lo strumento di eguaglianza sociale più efficace dell’Italia repubblicana, hanno rappresentato e rappresentano il patrimonio di chi non ha ricchezze, ma può disporre solo della propria intelligenza e laboriosità.

Una delle sfide più importanti della società moderna è riuscire a contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa. Se è vero che le condizioni di bisogno o di deprivazione della famiglia d’origine aumentano i rischi di marginalità anche nella scuola, è anche vero l’inverso: la povertà nelle conoscenze moltiplica i pericoli di marginalità da adulti. Ogni sforzo va compiuto per rompere questa spirale. La scuola deve essere un motore di mobilità sociale, in piena corrispondenza ai principi della nostra Costituzione.

            La cerimonia odierna rientra, quindi, tra quei momenti volti a riaffermare i valori e i principi che sono alla base della nostra Repubblica.

            Cosa dobbiamo augurarci, allora, quando festeggiamo l’anniversario della nascita della Repubblica?

I valori della libertà e della uguale dignità di ogni persona e quello della solidarietà caratterizzano la nostra Repubblica e contrassegnano la nostra Costituzione.

            Sarebbe “sufficiente” ricordarci sempre i Principi Fondamentali contenuti negli articoli di apertura della Costituzione. Ciascuno – dice in sostanza la Carta – è garantito nei suoi diritti di libertà, ma deve anche adempiere ai suoi doveri di responsabilità e di solidarietà con tutta la società. Diritti e doveri sono, dunque, due dimensioni che si integrano nella coscienza repubblicana: una si tiene con l’altra, ed ha bisogno di avere, dall’altra, alimento e consapevolezza critica.

            Voglio sottolineare questo aspetto a tutti noi qui in questa bella Piazza di Potenza, intitolata a Mario Pagano da Brienza, uno dei maggiori esponenti dell’illuminismo italiano; ma lo evidenzio soprattutto ai più giovani oggi qui presenti, a quei giovani che, con l’aiuto delle famiglie e della scuola, stanno formando la propria coscienza di cittadini.

I giovani hanno un grande diritto, ma anche un grande dovere: il diritto di chiedere uno Stato e una democrazia più efficienti, ma anche il dovere di contribuire a rafforzare l’Italia e la sua crescita, dalla quale grandi effetti positivi possono venire per tutti.

I  giovani devono farlo, ispirando la propria coscienza a quei valori costituzionali di cui nessuno deve mai stancarsi di essere testimone. Sogno questa Piazza Mario Pagano piena dei nostri giovani non solo in occasione di un concerto musicale, come è stato qualche giorno fa; ma anche in giornate importanti come quella di oggi, per testimoniare, anche attraverso la presenza, di aver  fame dei valori che ci hanno trasmesso le nostre Madri ed i nostri Padri Costituenti.

            Mi avvio a concludere. Ai giovani, in occasione del settantasettesimo compleanno della Repubblica, mi sento quindi di dover chiedere di approfondire sempre la conoscenza e lo studio della nostra Costituzione, la nostra “Bibbia civile”, come ebbe a definirla il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Leggetela e custoditela con passione, come fareste con un oggetto che appartiene alla vostra famiglia, in cui trovate tracce della vostra storia personale e della vostra identità comune. Proprio come avviene con quelle letture che non abbandoniamo mai, che portiamo con noi lungo l’arco di tutta la nostra vita; di tanto in tanto, andiamo a ricercare quel brano, quel pensiero, quelle parole che hanno segnato la nostra giovinezza e la nostra maturazione.

 

Viva Potenza, viva la Basilicata, viva l’Italia, viva il 2 giugno, viva la Repubblica.

 

                                                                                                                     Michele Campanaro

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