Anche Lecce e la Puglia dicono no al nuovo “Codice della Strage”. Con un flash mob in piazza Sant’Oronzo domenica 10 marzo alle 10, Lecce si mobilita, insieme a tante altre città in tutta Italia, per fermare la revisione del Codice della Strada proposta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che è in discussione in questi giorni in Parlamento.
A Lecce convergeranno anche gli attivisti del coordinamento interregionale delle Associazioni FIAB di Puglia e Basilicata che aderisce alla campagna nazionale che parte dalla piattaforma #𝗖𝗶𝘁𝘁𝗮̀𝟯𝟬𝗦𝘂𝗯𝗶𝘁𝗼 a cui si uniscono numerose associazioni e attiviste/i di tutta Italia. All’appuntamento in piazza Sant’Oronzo si potrà partecipare a piedi, con la propria bici o il proprio mezzo di micromobilità e sostenibile.
L’iniziativa, organizzata da LeccePedala e a Lecce30, contribuirà a promuovere la petizione popolare per chiedere che Lecce diventi una città 30, a cui ha aderito un cartello di ben 37 associazioni e realtà sociali della città. Nel corso dell’iniziativa si potrà sottoscrivere la petizione.
Il flash mob vuole attirare l’attenzione su una riforma che non incide affatto sulle principali cause di violenza sulle strade, prima fra tutte la velocità eccessiva, impedendo per esempio l’uso di autovelox nelle strade sotto il limite di 50 km/h e dunque legittimando di fatto la violazione sistematica del divieto e inficiando le stesse misure di moderazione della velocità.
“Aderiamo con convinzione alla mobilitazione nazionale”, spiegano Adriana De Carlo e Andrea Alba, portavoce di LeccePedala/Lecce30, “perchè questa serie di nuove norme mette realmente in pericolo la sicurezza dei cittadini più fragili e impedisce che i Comuni liberamente adottino misure di respiro europeo che vadano nella direzione della mobilità sostenibile”. Infatti se passasse questo disegno ci sarebbero nuovi problemi per quanto riguarda controlli, gestione della mobilità, ZTL, aree pedonali, sosta regolamentata, accentrando molti poteri al Ministero anche tramite norme delegate.
3.159 sono le persone morte in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021 e solo una leggera diminuzione rispetto al 2019. 223.475 sono stati i feriti. Il 73% delle collisioni avviene in ambito urbano. L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni.
La situazione italiana è un’anomalia in Europa: se in Gran Bretagna i morti in strada per milione di abitanti sono 26, in Germania 34, in Spagna 36, in Italia siamo a 53 (Fonte: Commissione Europea 2022), dato in crescita rispetto all’anno precedente.
La riforma è palesemente contro la mobilità sostenibile, in particolare ciclabile poiché indebolisce regole e infrastrutture che tutelano la sicurezza degli utenti più vulnerabili ed è pesantemente insufficiente nel prevenire le principali cause di morte: velocità, guida distratta e mancata precedenza ai pedoni.
Da una parte si vogliono promuovere “misure-vetrina”, come l’inasprimento di alcune pene per la guida in stato di ebbrezza, e ma dall’altra si strizza l’occhio a chi vìola sistematicamente le regole. Ecco perché si tratta, a giudizio dei promotori della mobilitazione nazionale, di misure inefficaci e dannose che non migliorano ma addirittura aggravano l’insicurezza delle persone mettendo a rischio la salute pubblica, alimentando il conflitto stradale e limitando gli strumenti di controllo.
La riforma, a dire del Ministro, è fatta “per salvare vite”, ma di fatto alimenta la strage sulle strade. La richiesta delle Associazioni e dei Cittadini è una: città vivibili e strade sicure, perché la sicurezza stradale ha un’altra direzione.
Fanno parte del cartello piattaforma #Città30Subito: Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada.
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