Una vasta indagine della Procura Europea ha svelato una presunta organizzazione criminale dedita a una colossale evasione dell’IVA, stimata in centinaia di milioni di euro, per “lavare” denaro sporco delle mafie. Le autorità hanno effettuato oltre 160 perquisizioni in 30 province italiane, coinvolgendo anche unità cinofile della Guardia di Finanza specializzate nel ritrovamento di banconote. Gli arresti sono stati effettuati in numerosi paesi, tra cui Italia, Spagna, Lussemburgo, e anche nazioni extra UE come Svizzera ed Emirati Arabi.
L’inchiesta ha evidenziato il coinvolgimento della mafia siciliana e campana nella frode, nota come “frode carosello” sull’IVA intracomunitaria, principalmente nel commercio di prodotti elettronici e informatici. Attraverso un sofisticato sistema di “società cartiere” o “missing traders”, i criminali riuscivano a evitare il versamento dell’IVA, rivendendo i beni sottocosto e riciclando fondi provenienti da altre attività illecite. Le “cartiere”, società fittizie gestite da prestanome, venivano chiuse dopo massimo due anni per essere rimpiazzate da nuove entità simili, mantenendo così attivo il meccanismo frodatorio.
L’effetto della frode era duplice: da un lato, la merce veniva venduta a prezzi estremamente competitivi sul mercato nazionale, dall’altro veniva reinserita nel circuito internazionale, spesso venduta agli stessi fornitori iniziali, dando così il via a nuovi cicli della frode. La complessità dello schema prevedeva anche passaggi multipli tra diverse aziende, per complicare ulteriormente le indagini e nascondere i reali beneficiari.
Nel periodo 2020-2023, il sistema avrebbe prodotto un volume complessivo di fatture false pari a 1,3 miliardi di euro, coinvolgendo 269 missing traders, 55 buffer, 28 broker e 52 conduit estere. Il danno all’Unione Europea, data l’IVA non versata, è considerevole e conferma la necessità di una cooperazione transnazionale per contrastare fenomeni di frode fiscale su larga scala.
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