“Le sparate di Calenda sullo scudo penale sono tipiche di chi è rimasto fermo al 2017 e soprattutto di chi non conosce la complessa realtà dell’impianto ex Ilva e della città di Taranto. L’ex ministro non sa forse che lo scudo penale c’è, è stato ripristinato dalla Meloni, anche con il suo voto, e la giornata di ieri ha smascherato finalmente quello che è sempre stato un alibi per ArcelorMittal e per le forze politiche che hanno sempre sostenuto la continuità produttiva a carbone ad ogni costo, anche a discapito della salute dei cittadini e dei lavoratori”. Comincia così una nota di Mario Turco, vicepresidente del M5S, che risponde alle “accuse” di Carlo Calenda, leader di Azione.
“Il colosso indiano non ha mai avuto reali intenzioni di investire su Taranto: ormai è chiaro a tutti, esclusi Calenda e qualche sparuto e inconsistente esponente di Fdi come Iaia, che sparlano a chiacchiere non avendo portato risultati e soluzioni di cui vantarsi – aggiunge Turco -. Se Mittal è entrata in partita sull’ex Ilva è solo per sottrarre commesse alla concorrenza, ma del rilancio di Taranto non le è mai importato nulla. E’ una balla dunque continuare a sostenere che i franco-indiani non hanno investito e non investono per lo scudo penale, che è stato sempre uno specchietto per le allodole di chi lo ha introdotto e votato”.
”Inoltre, Calenda fu il ministro che formulò il bando di gara “fasullo”, poi vinto da Mittal, omettendo però di indicare che l’impianto siderurgico fosse sotto sequestro per disastro ambientale, con il rischio di confisca – sottolinea Turco -. Quindi dovrebbe avere almeno la decenza Calenda di ammettere le sue grandi responsabilità prima di accusare chi ha cercato di rimediare ai suoi grandi e imperdonabili errori, peraltro madre dell’attuale disastro industriale, economico e sociale. I portacolori del partito di Giorgia Meloni, poi, invece di sparlare a vanvera sarebbe bene che perdessero il loro tempo a trovare soluzioni e risorse perché ogni giorno imprese dell’indotto chiudono e lavoratori vengono licenziati, senza che i parlamentari di Centrodestra del territorio trovino soluzioni”.
”Per non parlare, poi, del problema ambientale e sanitario che per il Governo Meloni non esiste, è stato messo sotto al tappeto, dimostrando di non conoscere la gravità ancora della situazione – prosegue Turco -. Gli ultimi dati 2023 pubblicati recentemente da Arpa attestano infatti valori sopra la soglia di guardia del pm10, benzene e polveri sottili. Ciò conferma l’inefficacia delle prescrizioni Aia e l’inutilità degli investimenti sin qui realizzati per contenere l’inquinamento. La realtà è che l’impianto ex Ilva continua ancora a inquinare. Nonostante questi dati inconfutabili e incontrovertibili, i parlamentari di Centrodestra pugliesi rinnegano l’evidenza, così come lo stesso Iaia che in Parlamento ha persino sostenuto in maniera vigorosa che a Taranto non c’è un problema ambientale e sanitario”.
”Il M5s per rimediare ai disastri dei governi degli ultimi decenni aveva gettato le basi per un processo di riconversione industriale ed economica dell’intero territorio, con il “Cantiere Taranto” ed una dotazione finanziaria di oltre 2,5 miliardi di euro. Adesso, con il governo Meloni si è tornati ai fasti, o meglio ai nefasti, di Calenda. “Avanti col ciclo a carbone e poi si vedrà” – il mantra. Il mondo però sta andando in un’altra direzione, e il fatto che né Calenda sette anni fa né Meloni oggi, se ne siano resi conto, adesso ci presenta il conto che cittadini e imprese saranno costrette a pagare”, conclude Mario Turco..
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