ERCHIE – Il sindaco di Erchie Pasquale Nicolì, ai domiciliari dallo scorso 9 gennaio e accusato di concussione e abuso di ufficio, si è dimesso nella serata di venerdì. Una decisione in parte attesa dopo che il Tribunale del Riesame aveva rigettato l’istanza presentata dalla difesa.
Il primo cittadino, attraverso il legale di fiducia Egidio Albanese, ha spiegato le ragioni della decisione, evidentemente sofferta, in un lungo comunicato.
Sindaco arrestato, le ragioni di Nicolì
“Gentili concittadini, cari elettori che avete creduto e permesso, con il vostro voto, di avviare l’avventura del cambiamento nella nostra comunità, dopo oltre 15 anni di gestione amministrativa disinvolta e disordinata, in cui il principio di legalità era divenuto fonte di disturbo nella gestione della cosa pubblica, con profondo rammarico sono costretto a comunicarvi che il sogno del cambiamento, mio tramite, è divenuto irrealizzabile. L’efferato, continuo e costante accanimento delle opposizioni contro ogni forma di cambiamento, unitamente alla granitica, gattopardiana volontà della struttura amministrativa del comune di conservare i propri privilegi, hanno reso l’avventura impossibile da proseguire, facendola diventare un’ulteriore disavventura per la nostra comunità. Dopo i furbetti del cartellino e gli arresti per corruzione, oggi siete ancora una volta costretti a salire agli onori della cronaca per le accuse di concussione e la conseguente fine dell’amministrazione Nicolì. Sono dispiaciuto e rammaricato per avervi dato questa ulteriore delusione, che credo il tempo e la storia riscriveranno nella sua giusta dimensione, allorquando verrà alla luce la vera verità. Ci tengo tuttavia a farvi sapere, lo crediate o meno, che il mio unico intento è stato quello di attuare il cambiamento in tutti i settori del vivere civile e nell’orgazzazione della macchina amministrativa, per renderla finalmente efficiente e dinamica e porla al servizio esclusivo della comunità. Purtroppo, però, così – scrive Nicolì – non è stato”.
Dimissioni Nicolì, “gli arresti hanno affossato riforma e innovazione”
“Qualcuno – prosegue l’ex sindaco – ha scritto che senza volontà non c’è cambiamento e ciò ho sperimentato essere profondamente vero, poiché alla mia volontà di innovazione, progresso e cambiamento, si è contrapposta quella di autoconservazione della struttura amministrativa e della politica bramosa di potere e il risultato è sotto i vostri occhi. Gli arresti hanno chiuso il cerchio ed affossato ogni speranza di riforma e innovazione. L’errore più grave che ho commesso in questa avventura è stato quello di sottovalutare gli effetti del cambiamento e di sottostimare le reazioni degli attori sulla scacchiera, di tutti gli attori, ignorando la forza di quel principio di conservazione, volto al mantenimento delle vere e proprie abitudini e comportamenti, che hanno mosso tutti i soggetti interessati. Da qui le “incomprensioni”, i blocchi amministrativi, i ritardi nella gestione, l’inerzia e la mancata accettazione del nuovo e diverso modo di operare e rapportarsi con la cittadinanza, il subdolo ostruzionismo del fare senza dar conto a nessuno e di affossare sul nascere ogni iniziativa amministrativa per l’attuazione del programma di mandato, i racconti e le denunce, il vero e proprio muro dell’apparato burocratico, che hanno impedito alla mia amministrazione di decollare nella direzione sperata e da voi voluta. Bisognava cambiare tutto, perché tutto rimanesse com’era! Di tutto questo vi chiedo scusa, anche se non ho più la possibilità di rimediare. Quando i riflettori su questa vicenda saranno spenti e la verità sarà venuta alla luce, la mia amministrazione, comunque, non sarà più in carica, ma voi non dovete credere che il cambiamento sia impossibile ed è per questo che vi invito a non abbandonare la speranza, perché di certo altri più fortunati di me ve lo assicureranno. Nel comunicarvi che ho rassegnato le dimissioni dalla carica di sindaco, che mi avete onorato di ricoprire, sento il bisogno di ringraziarvi ulteriormente per la stima e la fiducia che mi avete riservato, nella speranza di non dimenticare, perché convinto – conclude Nicolì – che non le rimpiangerete quando questa vicenda avrà fine. Grazie ancora”.
Dimissioni Nicolì, le accuse
Come si ricorderà, Nicolì è accusato dalla Procura di Brindisi di concussione e tentata concussione, abuso d’ufficio in concorso e atti persecutori, tutti aggravati dall’aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale. Con il primo cittadino, era finito ai domiciliari anche l’assessore Oronzo Bernardi, 81 anni, indagato anche per violenza sessuale. Nell’ordinanza di custodia cautelare, insieme ad un ex dirigente del Comune, anche l’assessora Pamela Melechì: per entrambi, il gip aveva disposto il divieto di dimora. Un vero terremoto giudiziario, che aveva coinvolto l’intera amministrazione retta, dopo la sospensione del sindaco applicata dal Prefetto, dal vice Giuseppe Polito. Ora, le dimissioni di Nicolì, al netto di eventuali colpi di scena, mettono fine al mandato, aprendo la strada del commissariamento e quindi a nuove elezioni amministrative in programma già a giugno.
potrebbe interessarti anche
Un 2025 da record per i ponti: occasione di rilancio per il turismo
Maltempo e allagamenti nel brindisino: ancora allerta gialla in Puglia
Caso Twiga Botta e risposta tra procura e avvocati
Brindisi: Naufragio “Norman Atlantic. Il racconto tra fiamme e coraggio
Brindisi: escalation di furti in provincia. Otto colpi in 24 ore
Corruzione AslBa, il Risame: Sciannimanico resta in carcere