Lecce, prima l’aborto, poi muore: esposto in Procura del marito

LECCE – Prima ha abortito, poi è morta. E ora, spunta un esposto in Procura sul dramma vissuto da una 24enne originaria della Guinea deceduta lo scorso martedì all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. I fatti sono stati denunciati dal marito della poveretta che si è rivolto allo Studio3A-Valore S.p.A. confida che la magistratura apra un fascicolo e possa quindi chiarire le cause della tragedia.

Il Comunicato di Studio3A

“La vittima- si legge in una nota dello Studio – si chiamava Aissatou Bah, una giovane nata a Conakry, in Guinea, e residente da qualche mese a Monteroni di Lecce, con il marito e connazionale, operaio presso un’impresa del posto, entrambi con regolare permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Lecce; nel documento la donna risulta appena ventenne, in realtà vi è stato un errore di trascrizione, di anni ne aveva qualcuno in più, ma sempre pochissimi: 24. Aissatou Bah era in stato interessante, era entrata nel quarto mese, portava in grembo una bambina, ma, come ha riferito il coniuge nella denuncia querela presentata lo stesso giorno del de-cesso presso gli uffici della Squadra Mobile di Lecce, ultimamente non stava bene, accusava nau-sea, vomito e inappetenza, tanto che in tre occasioni era stato richiesto l’intervento del 118: i sa-nitari l’avevano sottoposta a domicilio agli accertamenti di routine, ma l’avevano rassicurata soste-nendo che si trattava dei classici malesseri collegati alla gravidanza. Dopo l’ennesima chiamata al 118, però, il 25 maggio la giovane è stata finalmente ricoverata nel reparto di Ginecologia del Vito Fazzi per controlli più approfonditi, ma qui le sue condizioni sono progressivamente peggiorate e il marito, che andava a trovarla quasi quotidianamente, ha visto la moglie sempre più sofferente. Finché, il 10 giugno, i medici hanno addirittura deciso di farla abortire per salvarla perché la gravidanza avrebbe messo a rischio la sua stessa vita. Ma anche dopo l’aborto, la situazione non è migliorata, il marito non ha più potuto parlare con la consorte e quando chiedeva notizie i sanitari gli ripetevano che non stava affatto bene e che, anzi, il quadro clinico stava precipitando. Finché, alle 11.52 del 14 giugno, sull’utenza cellulare del coniuge è arrivata la telefonata dal reparto di Ginecologia che gli comunicava il decesso di Aissatou. L’uomo, anche lui giovane, 28 anni, si è precipitato all’ospedale, accompagnato da un collega di lavoro, e ha chiesto spiegazioni ai medici, ma gli stessi sanitari non sarebbero stati in grado di dargli delle risposte sulle cause della morte, tanto da chiedergli l’autorizzazione per procedere con un riscontro diagno-stico, cioè l’autopsia interna”.

L’esposto

“Per fare piena luce sui fatti – prosegue la nota – il giovane ha deciso di riferire tutto l’accaduto all’autorità giudiziaria con la speranza che la Procura disponga un’autopsia “terza” giudiziale onde capire cosa sia successo alla moglie e alla creatura che portava in grembo e per accertare se le cure prestate in ospedale siano state adeguate o non sussistano profili di responsabilità da parte dei sanitari. Il ventottenne, attraverso l’area manager Puglia Luigi Cisonna, si è quindi affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già acquisito la (scarna) documentazione clinica resa disponibile relativa al ricovero per sottoposta ai propri e esperti e che metterà a disposizione un medico legale di parte nell’auspicato caso in cui la magistratura ordini una perizia autoptica”.

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