Nata come festa della Liberazione dal nazifascismo e per unire una Nazione uscita a pezzi dalla guerra che dopo la dittatura abbracciava la democrazia, il 25 aprile qualche anno dopo il 1945 finì con il divenire anche a Lecce una festa divisiva e carica di significati politici tra polemiche, tentativi poi sopiti di eversione e a rischio di scontri tra i due fronti in contrapposizione. Nessuna riconciliazione tra i partiti di destra, identificati con monarchici, liberali, azionisti e missini e le forze socialiste e comuniste del partito erede della resistenza e della lotta partigiana, anzi continuò a serpeggiare tensione anche se le minacce di incidenti e rivolte furono scongiurate da parte della Prefettura. L’equilibrio di per sé precario tra le fazioni opposte sembrò incrinarsi anche nell’hinterland del capoluogo salentino così come si evince dai documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Lecce. Tra i faldoni, tuttavia, non riemergono solo fatti ma anche nomi legati a quei momenti storici e alla memoria di una festa che ancora oggi rimane divisiva ma pur sempre una festa di popolo.
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