Sono migliaia le danze tradizionali greche che hanno contribuito a tramandare insieme ai miti, alla storia e alle testimonianze archeologiche la cosiddetta grecità persino in tempi quando la libertà in Grecia è stata soffocata dall’occupazione ottomana. Proprio il continuare a portare in scena quelle danze era un rigurgito di protesta contro l’oppressione dei sultani.
L’eroismo di affrontare la morte in nome dell’indipendenza ha caratterizzato la trama di canti e balli popolari rinomati per la loro bellezza e la loro funzione sociale in occasione di feste e matrimoni. A distanza di secoli quell’istinto ellenico che sospinge alla danza con un ritmo graduale di accelerazione non si è mai estinto e gruppi di ballo e associazioni locali si sono impegnati per dare linfa vitale a questo peculiare bagaglio culturale per tramandarlo con orgoglio anche a chi ha respirato aria di Grecia.
Così a Sternatia sono tornati anche quest’anno a ravvivare con la loro effervescenza piazza Umberto I i danzatori di Elpaxo. Il gruppo nato nel 1990, attraverso le sue esibizioni fa conoscere i balli tradizionali e antichi greci in tutto il mondo sotto la direzione del maestro nonché docente dell’Università di Atene, Giorgos Fragakis.
Il Comune di Sternatia, rientrante insieme ad altri comuni nell’enclave ellenofona del Salento conosciuta come Grecìa Salentina, è stato trasportato in echi passati e mondi lontani eppure così vicini ancora nel suo tessuto connettivo. I passi lenti e veloci del ballo hasàpico, reminiscenza di battaglie con spade eseguite in origine dalla corporazione dei macellai di Costantinopoli, ha incantato i presenti.
La disposizione dei danzatori in fila e in circolo e l’accelerazione del ritmo ha aperto il cuore ad altre danze come il sirtaki nel momento in cui i danzatori trascinando i piedi e poi alternando salti hanno ricreato l’atmosfera del film “Zorba il Greco”.
Anche se non si tratta di un’autentica danza tradizionale greca, ma il suo grande successo è imputabile alla musica di Mikis Theodorakis, il sirtaki è ormai divenuto un simbolo intramontabile di una terra popolata da uomini e dèi dell’Olimpo, che, seppur con tratti diversi, ha ancora una sua appendice nella Grecìa Salentina.
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