La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è una patologia sotto diagnosticata sia perché c’è poca informazione a riguardo ma anche perché presenta una sintomatologia confondibile. Eppure è una malattia che, se non diagnosticata o non curata, può causare anche la morte del paziente.
L’apnea ostruttiva rientra nella macro-area delle malattie del sonno e necessita di un approccio terapeutico multidisciplinare. Negli ultimi anni comunque è cresciuta l’attenzione nei confronti di questa patologia sia per il maggior numero di studi e ricerche mediche che per la disponibilità di mezzi diagnostici più fini ed efficaci.
Una malattia quindi che interessa diverse discipline mediche. «C’è infatti bisogno del lavoro dell’otorino, dello pneumologo, del neurologo, dello psicologo e, non ultimo, dell’odontoiatra – sottolinea il presidente di Andi Bari-Bat, Fabio De Pascalis, organizzatore del convegno – il quale, in accordo con le linee guida ministeriali, svolge due ruoli: quello di “medico sentinella” nell’individuare le persone a maggior rischio di OSAS, sia nell’adulto che nel bambino ed un ruolo terapeutico nel trattamento con gli Oral Device. Questi strumenti concettualmente semplici da realizzare per il dentista, richiedono da un lato la conoscenza delle corrette indicazioni e dall’altro la conoscenza degli effetti indesiderati. E’ necessario ricordare che i pazienti OSAS sono molto diversi dal paziente odontoiatrico standard, perché soffrono di una malattia potenzialmente letale».
La sindrome delle apnee ostruttive è quindi una patologia multidisciplinare. E’ molto importante quindi che l’odontoiatra sappia rapportarsi con gli altri specialisti condividendone conoscenze e linguaggio, sia in fase diagnostica che terapeutica.
Le terapie odontoiatriche sono particolarmente utili per le persone che soffrono di apnee notturne. Esistono apparecchi appositi per l’avanzamento mandibolare, i cosiddetti MAD che portano la mandibola in avanti durante il sonno e modificano la posizione della lingua, dell’osso ioide e dell’epiglottide. Questo consente l’aumento del diametro delle prime vie aeree. Esistono poi terapie posizionali, dove il paziente indossa correttori di postura e collari sensibili alla posizione assunta durante il sonno e rilasciano stimoli vibratori ogni volta che il paziente è in posizione supina, costringendolo a girarsi di fianco.
Infine c’è la terapia chirurgica di pertinenza otorinolaringoiatrica o maxillo-facciale. In questo caso vengono corretti difetti anatomici o anomalie ostruttive per aumentare lo spazio respiratorio, nei bambini si valuta la possibilità di ridurre o rimuovere le adenoidi.
Saranno questi i temi del convegno, organizzato dall’Associazione nazionale dentisti italiani (ANDI) BariBat, che si terrà il 10 febbraio prossimo all’hotel Parco dei Principi a Bari. Saranno approfonditi i vari aspetti legati a questa patologia a cominciare dalle dimensioni epidemiologiche dei disturbi del sonno, alle implicazioni di carattere pneumologico, otorinolaringoiatrico, odontoiatrico per finire con gli aspetti medico-legali dei disturbi del sonno in relazione agli incidenti stradali e sul lavoro.
La sonnolenza diurna è un sintomo di un sonno disturbato dovuto a ostruzione delle vie respiratorie. Interverranno: Fabio De Pascalis, presidente di ANDI BariBat, Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Carlo Ghirlanda, presidente nazionale ANDI, Raffaele Iandolo, presidente nazionale CAO, Gianfranco Favia, direttore U.O.C. Odontostomatologia del Policlinico di Bari. I relatori saranno: Giuseppe Lo Giudice, Giuseppe Renzo, Alvise Cappello, Marco Filardi, Raffaele Ferri, Maria Aliani, Michele Cassano, Giulio Alessandri Bonetti e Francesco Introna.
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