BARI – “Sono stato io. Spero che muore”. Queste le parole di Giuseppe Manica, 70 anni, in carcere da mercoledì sera con l’accusa di tentato omicidio pluriaggravato (perché commesso con armi e premeditazione). La vittima, indirizzo di tutta la sua rabbia, il 51enne Michele Esposito, vicino di casa con cui da anni aveva frequenti litigi, ora per il posto auto, ora per i lavori di manutenzione nella palazzina. Litigi finiti addirittura nelle stanze della questura – con un ammonimento del questore nel 2018 – e nelle aule di tribunale – nel 2018 e nel 2022, quando l’anziano è stato condannato a due anni di reclusione per atti persecutori nei confronti del vicino e della sua famiglia. “Mi ha rovinato la vita”, avrebbe detto agli inquirenti.
Quando i carabinieri sono arrivati al quinto piano della palazzina in via Che Guevara 20, al quartiere Poggiofranco di Bari, l’anziano era seduto per le scale, mantenuto da due fratelli del terzo piano. Davanti agli occhi dei militari, la scena: Esposito riverso in una pozza del suo stesso sangue, colpito al volto e al collo con un coltello dalla lama da 17 centimetri, fregiato con una violenza inaudita. Con quel po’ di forza che gli restava, avrebbe indicato con l’indice della mano destra, il suo aggressore, ancora fermo davanti a lui. Il 51enne era appena rientrato dalla passeggiata serale con il cane quando, salendo al quinto pianto con l’ascensore, all’apertura della porta s’è trovato davanti Manica che lo avrebbe aggredito immediatamente per poi buttare la lama nella tromba dell’ascensore. In tanti, mercoledì sera, tra i condomini sono accorsi alla scena. Immediato l’intervento del 118 che dopo aver stabilizzato il 51enne lo hanno portato al Policlinico di Bari in Rianimazione dove le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. Dopo un intervento durato ore, infatti, la prognosi resta riservata ma le sue condizioni sarebbero in miglioramento tanto che nelle prossime ore potrebbe essere trasferito in Chirurgia plastica.
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