Michele Laforgia

Bari, Laforgia: ‘Ho rinunciato alla difesa di Alfonso Pisicchio’

“Nella mattinata odierna (giovedì 11 aprile, ndr) ho provveduto a rinunciare al mandato difensivo in favore di Alfonso Pisicchio allo scopo di evitare, anche a tutela dell’indagato, qualsiasi ulteriore speculazione sulla presunta, e inesistente, interferenza fra la mia attività professionale, il mio impegno politico e la mia candidatura a Sindaco per la città di Bari”, lo scrive in una nota Michele Laforgia, candidato sindaco designato dal M5S e altre forze politiche, alle prossime elezioni comunali di Bari.

”Preciso, inoltre, che, ovviamente, non sapevo e non potevo sapere nulla dell’ordinanza custodiale applicata anche nei confronti di Alfonso Pisicchio, dal quale ero stato nominato difensore a seguito di una perquisizione eseguita nel lontano luglio 2020. Com’è noto, la legge non consente ai difensori di accedere a notizie coperte dal segreto istruttorio e men che meno di venire a conoscenza, in anticipo, della adozione e della imminente esecuzione di una misura cautelare. Quello che sapevo, e che era noto a tutti, compresi naturalmente gli indagati, gli organi istituzionali e l’opinione pubblica, è che potevano esservi nuovi arresti, avendone riferito, in modo più o meno dettagliato, gli organi di informazione, e che vi era da quasi quattro anni un procedimento pendente per gravi reati a carico di Pisicchio e altre persone”, continua Laforgia.

“Colgo l’occasione per ribadire che il diritto di difesa è garantito dalla Costituzione e non può essere confuso con la connivenza con il delitto e con chi delinque. Nella mia lunga vita professionale ho difeso indagati e imputati, presunti innocenti sino a sentenza definitiva, non i reati dei quali erano accusati e che possono essere loro attribuiti solo al termine di un regolare processo. Proprio per questo, l’impegno civile e politico non è e non può essere ritenuto in contrasto con l’esercizio della professione di avvocato, che è espressione del principio di legalità: chi sostiene o insinua il contrario ignora le regole fondamentali dello Stato di diritto o è in malafede”, conclude Laforgia.

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