“Oramai il teatrino al quale sia i lavoratori di Acciaierie d’Italia e dell’indotto, sia l’intero Stato italiano, sono costretti ad assistere è a dir poco vergognoso, considerato l’ennesimo rinvio dell’assemblea dei soci di ADI, il cui fine, per chi non lo avesse ancora compreso, sta unicamente nell’indurre il Governo a un’altra iniezione di capitali pubblici, necessaria a rianimare un’azienda affetta da una malattia cronica le cui cause sono imputabile esclusivamente alla peggiore gestione industriale di tutti i tempi”.
Queste le dichiarazioni di Alessandro Dipino, segretario provinciale della UGL Metalmeccanici di Taranto, all’indomani della seduta a Palazzo Chigi alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti e del Ministro per gli Affari Europei, delle Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.
“Il rinvio dell’assemblea al 22 dicembre, come appreso degli organi di informazione, sottolinea, ancora una volta, la volontà e la capacità da parte di Mittal di sbeffeggiare un intero Paese a cui si contrappone lo scarso coraggio e lo spirito di intraprendenza dello Stato italiano, reo nel continuare a dare fiducia a coloro che hanno già manifestato la propria indisponibilità a qualsiasi forma di intervento economico”.
“Impianti quasi totalmente fermi, produzione ai minimi storici, condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro preoccupanti, dubbi sulla corresponsione degli stipendi e delle tredicesime dei lavoratori, aziende dell’indotto allo sfinimento, e con essi i propri lavoratori, utilizzo della Cassa Integrazione ai livelli massimi consentiti, in attesa che ci sia un’ulteriore proroga, sono alcuni delle innumerevoli problematiche che incidono sulla fabbrica e sulla propria platea di lavoratori, nonché tutti i risvolti di natura ambientale e sociale che ne scaturiscono”.
“Manifestando la nostra totale incomprensione circa la staticità del Governo dinnanzi a un palese fallimento della gestione Mittal, come UGL Metalmeccanici siamo fermamente convinti si debba staccare la spina a questa governance e che l’unica strada percorribile, per tenere in vita la fabbrica, salvaguardare l’ambiente, la sicurezza, il tessuto economico e la carneficina sociale, sia il subentro dello stato, sinora l’unico soggetto ad aver partecipato attivamente ai finanziamenti”, conclude Dipino.
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