“Quante altre tragiche conferme serviranno al Governo prima di comprendere che Taranto ha bisogno di un approccio innovativo ed ecosostenibile? La città sembra intrappolata in un ciclo di profitto ottenuto a scapito della vita umana, e la produzione a carbone si sta rivelando una condanna a morte gratuita per i suoi cittadini. Queste sono le domande che sorgono alla luce dei recenti sviluppi giudiziari riguardanti lo stabilimento siderurgico dell’ex Ilva, a poche ore dalla riaccensione dell’altoforno AFO1 da parte del ministro Urso”. Lo scrive in una nota il Gruppo Territoriale M5S Taranto.
“La notizia del sequestro degli impianti dell’area a caldo, emesso dal Gip di Potenza Ida Iura, non sorprende per il suo contenuto tecnico, ma colpisce per la durezza delle parole usate: l’utilizzo “criminale” dello stabilimento, che persegue il profitto senza riguardo per la salute e l’ambiente, può essere fermato solo sottraendo la disponibilità delle aree in cui si svolgono le lavorazioni dannose”, aggiunge la nota.
“Il provvedimento sottolinea ancora una volta la gravità della situazione ambientale di Taranto, già pesantemente compromessa e destinata ad aggravarsi a causa della lentezza delle azioni correttive. Nonostante numerosi decreti abbiano autorizzato l’uso degli impianti, la produzione continua, ancora una volta, a danno dei cittadini”, conclude il M5S Taranto.
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