Da Roma a Milano, passando per Napoli, Bologna, Venezia e Torino, saranno oltre duemila i Comuni che torneranno alle urne oltre il quinquennio del mandato naturale, ovvero entro i sei mesi successivi. A chiarirlo è una circolare del dipartimento del Viminale dedicata alla normativa elettorale.
Lo slittamento, previsto per consentire il voto nella primavera successiva all’ultimo semestre di mandato, riguarda i Comuni che avevano votato nel turno ordinario del 2020 e 2021. Durante l’emergenza Covid, infatti, le elezioni furono rinviate in autunno, secondo specifiche disposizioni normative.
La circolare precisa che i territori interessati torneranno alle urne nella finestra ordinaria stabilita dalla legge 182/1991, ovvero nella primavera del 2026 e del 2027. Nel 2020 le elezioni comunali, abbinate ai referendum per la riduzione del numero dei parlamentari, si svolsero il 20 e 21 settembre (con ballottaggi il 4 e 5 ottobre) in 1.184 Comuni, tra cui Venezia, Reggio Calabria, Trento, Bolzano, Arezzo e Matera. Nel 2021, le consultazioni si tennero il 3 e 4 ottobre (ballottaggi il 17 e 18 ottobre) in 1.162 Comuni, tra cui 18 capoluoghi di provincia, come Torino, Milano, Roma e Napoli.
Durante il periodo emergenziale furono adottate rigide misure sanitarie per garantire la sicurezza del voto. L’accesso ai seggi era subordinato all’uso obbligatorio delle mascherine, con percorsi contingentati e distinti per ingresso e uscita, oltre al distanziamento fisico tra elettori e membri dei seggi. Tali misure, introdotte con decreti legge, furono necessarie per garantire lo svolgimento delle elezioni in sicurezza.
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