Bari: Prosegue scia di violenza in carcere, denuncia del Sappe

“Riuscirà a farla franca il 30enne detenuto di origini baresi e con problemi psichici, che nel pomeriggio di sabato 6 maggio ha preso a calci gli agenti di turno perché non voleva far rientro in cella al termine della socialità. I due poliziotti sono stati trasportati in ospedale con forti contusioni alle caviglie e alle ginocchia, giudicate guaribili in 12 giorni”. A dichiararlo è Federico Pilagatti, segretario regionale del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, che denuncia altre aggressioni nel carcere di Bari.

“Il detenuto era ristretto nella II° sezione, la stessa in cui era rinchiuso un uomo che qualche mese fa ha rischiato di provocare una tragedia (evitata solo grazie al coraggioso intervento dei poliziotti) appiccando il fuoco nella propria stanza”, aggiunge Pilagatti, che si pone un paio di domande: “è normale che detenuti con seri problemi psichici vengano ospitati in sezioni detentive invece di essere ospitati in reparti attrezzati per le cure? Perché il carcere di Bar e tutti quelli pugliesi sono diventati dei manicomi ormai?”.

”Negli ultimi mesi, parecchi poliziotti sono finiti in ospedale per aggressioni da parte di detenuti problematici tra il disinteresse dell’amministrazione penitenziaria – sottolinea Pilagatti -. Così, gli organici già risicati si riducono ulteriormente indebolendo la sicurezza del carcere e dei poliziotti, abbandonati a loro stessi”.

”Come mai nessuno si rende conto che nelle ore serali e notturne non più di 10/11 poliziotti presidiano un carcere con circa 450 detenuti, di cui moltissimi appartenenti a pericolosi clan criminali? Cosa deve accadere perché i responsabili della sicurezza pubblica comincino a preoccuparsi?”, si chiede ancora Federico Pilagatti.

“Come sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria riteniamo che le più grandi responsabilità siano dei vertici DAP: riducendo irresponsabilmente l’organico di Bari e di tutte le carceri della Puglia di quasi 600 unità hanno permesso che le case circondariali non fossero più sotto il controllo dello Stato, non garantendo nemmeno ai detenuti più tranquilli, che continuano a essere la maggior parte, sicurezza, salute, rieducazione.

“Eppure, i tanti eventi critici che si ripetono, come suicidi, evasioni, rivolte e aggressioni, si sarebbero potuti evitare se solo il DAP avesse dotato le carceri pugliesi, a partire da Bari, di un organico confacente all’attuale numero di detenuti, quasi 4000”.

”Le nostre denunce potrebbero infastidire qualcuno, ma non ci faremo intimidire né condizionare, continueremo a denunciare la grave situazione che si vive nel carcere di Bari e in tutte quelle pugliesi“, conclude la nota del Sappe.

About Author