BARI – Fatture false emesse per evadere il fisco. Società cartiere create per fatturare operazioni inesistenti. Imprenditori e dipendenti di uffici postali compiacenti. Dieci persone sono state indagate dalla procura di Bari per associazione per delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio. Quattro sono finiti in carcere, sei ai domiciliari. Nell’inchiesta sono coinvolte altre 4 persone tra direttori e dipendenti di uffici postali, che avrebbero aiutato gli indagati Sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro. Secondo quanto accertato dalle indagini dei finanzieri del nucleo di polizia economico- finanziaria, il gruppo ruotava attorno a un imprenditore di Altamura, sulla murgia barese, Nicola Abrescia, 48 anni, responsabile di una impresa di serramenti, infissi e arredi per esterni. L’uomo tra il 2019 e il 2022 avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 17,5 milioni di euro nei confronti di una trentina di committenti del Barese che, secondo i finanzieri, avrebbero contabilizzato costi inesistenti per ridurre le tasse. Inoltre, l’imprenditore avrebbe creato, assieme agli altri indagati, tra cui Donato Petrara, 46 anni, di Santeramo, Vincenzo Cornacchia, 61 anni, e Nicola Patimo, 36 anni, entrambi di Altamura (e tutti in carcere), società cartiere per emettere fatture false ed evadere le tasse per quasi 4 milioni di euro. Le società, in ultimo, non avrebbero avuto una capacità operativa incongrua rispetto ai volumi d’affari. Secondo l’accusa, inoltre, grazie all’aiuto dei direttori e dei dipendenti delle Poste, gli indagati avrebbero utilizzato i conti delle società cartiere per prelevare enormi quantità di denaro contante da restituire ai committenti principali delle false fatturazioni. In tutto 19 indagati e due società coinvolte.
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