MarTa di Taranto pronto a ospitare il gruppo scultoreo del IV secolo a.C, che proverrebbe proprio dall’area tarantina
“Quando un patrimonio di così inestimabile valore torna in patria è una grande conquista civica e morale. Non soltanto per l’eredità culturale che rappresenta, ma anche per la vittoria della legalità e del rapporto con i territori, come ci insegna la stessa Convenzione di Faro”. Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, commenta così la restituzione all’Italia, da parte del Getty Museum di Los Angeles, del gruppo scultoreo di figure in terracotta a grandezza naturale di “Orfeo e le Sirene”.
Le statue, capolavori del IV secolo avanti Cristo, proverrebbero proprio dall’area tarantina a cui lo stesso Getty aveva già restituito negli anni scorsi antichi manufatti ceramici di produzione apula esposti poi al MArTA nella mostra “Mitomania” nell’aprile del 2019. “In quell’occasione, grazie al grande lavoro di indagine condotto dal Nucleo di tutela del patrimonio del Comando dei Carabinieri, restituimmo alla pubblica fruizione capolavori della ceramica apula che erano stati trafugati da contesti archeologiciyh tarantini – dice ancora Eva Degl’Innocenti –. Oggi, come allora, quella identità storico-culturale rappresenta un legame indissolubile con questa terra. Sarebbe pertanto auspicabile che Orfeo e le sue Sirene tornassero a casa e potessero entrare a far parte della esposizione permanente del MArTA. Dopo l’esposizione romana, il MArTA sarebbe pronto a ospitare il gruppo di figure in terracotta, anche in virtù del progetto in corso di nuovo allestimento espositivo che consentirebbe al gruppo scultoreo di poter recuperare il proprio contesto identitario”.
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