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Nuovo sequestro per l’ex Ilva, ma lo stabilimento continua a produrre

Ida Iura, giudice per le indagini preliminari di Potenza, ha emesso un nuovo decreto di sequestro per gli impianti dell’area a caldo dell’ex Ilva, su richiesta della procura lucana. La decisione arriva dopo la trasmissione degli atti dalla Corte d’Assise d’Appello di Taranto, che lo scorso 13 settembre ha annullato la sentenza di primo grado del processo “Ambiente Svenduto” a carico di 37 imputati e tre società. Nonostante il sequestro, grazie ai decreti salva-Ilva, lo stabilimento di Taranto potrà continuare la sua attività.

L’atto, notificato ai commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e Ilva in Amministrazione Straordinaria, mira a fermare l’uso degli impianti incriminati. “L’utilizzo criminale dello stabilimento per fini di profitto, senza considerare gli accordi per ridurre l’impatto mortale delle lavorazioni, deve essere arrestato”, ha scritto il gip Iura. Il primo sequestro degli impianti risale al 2012, disposto dal gip di Taranto Patrizia Todisco.

Sulla questione è intervenuto anche Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che ha accolto favorevolmente il nuovo decreto, chiedendo però una riduzione urgente della produzione di acciaio, in modo da salvaguardare la salute della popolazione. Rienzi ha ricordato che, già lo scorso luglio, il Codacons aveva sollecitato il sequestro degli impianti in seguito a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che aveva evidenziato i pericoli per la salute e l’ambiente causati dallo stabilimento di Taranto.

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