BARI – “Volontà di mercificare la propria funzione, adottando atti contrari alla legge dietro il corrispettivo di denaro”, così scrive il gup di Bari Alfredo Ferraro nelle motivazioni della condanna con rito abbreviato dell’ex dirigente della protezione civile pugliese Mario Lerario, a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Lerario è stato riconosciuto responsabile di aver ricevuto due tangenti da due imprenditori, Luca Ciro Giovanni Leccese e Donato Mottola. “Il sistema posto in essere dal Lerario e avvallato dal Leccese – prosegue il gup – ha creato una vera e propria distorsione della funzione pubblica, ossidando cattive pratiche in virtù delle quali per ottenere gli incarichi si doveva pagare il Direttore”. Un “patto corruttivo stabile e duraturo, alla stregua di un sistema”, nel quale spicca il “modus operandi del tutto avulso dalle normali condotte di un dirigente pubblico” di Lerario, impegnato in più occasioni in operazioni di “bonifica” dell’ufficio e dell’auto per evitare intercettazioni. “Tali condotte – si legge ancora – possono in effetti sorgere solo in capo a chi è consapevole di porre in essere delle irregolarità. Una così profonda attenzione finalizzata a eludere eventuali intercettazioni non può che essere valorizzata nel senso di coscienza del disvalore delle proprie condotte, soprattutto se l’epilogo è costituito dalla ricezione di una mazzetta”, scrive ancora il gup. Leccese è stato condannato a 4 anni, mentre Mottola ha scelto il rito ordinario.
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