CERIGNOLA – Al Cerignola resta un tabù da sfatare, i calci di rigore. Dagli undici metri i ragazzi di Pazienza mancano di quella freddezza necessaria per sfruttare al massimo la chance ottenuta: su 4 rigori concessi in campionato, tutti al “Monterisi”, il Cerignola ne ha realizzato solamente 1. 8 ottobre, l’avversario è il Messina, il minuto è il 90’: sul 2-0 il direttore di gara concede la massima punizione, Malcore realizza come suo solito, fino a quel momento, la rete del 3-0 finale. Nulla di nuovo, il bomber ofantino è implacabile, e sembra aver dimenticato l’errore di un anno prima contro l’Altamura in Serie D, un errore che costò la sconfitta, proprio al “Monterisi”. I fantasmi di quel calcio di rigore parato dal portiere biancorosso Giuliano si ripresentano il 30 gennaio, in direzione di quella stessa porta. Il Monopoli è avanti 2-1, l’Audace ha la chance di pareggiare un match che sembra compromesso, Malcore si fa ipnotizzare da Vettorel, condizionando la gara in favore degli avversari. Due settimane dopo lo stesso destino, sempre in quella area di rigore, tocca ad Achik: l’errore non pregiudica però il netto successo contro l’Avellino. Stesso lasso di tempo e Malcore ci ricasca, a freddo contro il Pescara l’attaccante calcia sui guanti di Sommariva, anche in questo caso il risultato darà comunque ragione al Cerignola. Una maledizione? Non di certo, sicuramente un tabù da sfatare. Il calcio verticale di Pazienza viene spesso premiato da disattenzioni difensive avversarie: cambiare tiratore, lavorare sul fattore psicologico, non sta a noi deciderlo. Resta comunque un fattore che i gialloblù dovrebbero cominciare a sfruttare maggiormente.
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