Ex Ilva, aziende indotto: ‘Convocateci o la fabbrica morirà’

“Si chiede l’immediata e non più prorogabile convocazione da parte dell’Esecutivo entro oggi. In caso di ulteriore ingiustificata inerzia, le aziende dell’indotto e gli autotrasportatori non si assumeranno alcuna responsabilità per l’inevitabile spegnimento dello stabilimento nonché delle ineludibili conseguenze in termini di esasperazione sociale”. E’ l’ultimatum lanciato da Aigi, associazione a cui aderisce l’80% delle imprese che lavorano con il Siderurgico, che ha già avviato questa mattina un’iniziativa di mobilitazione con la sospensione ad oltranza delle attività (garantendo esclusivamente le prestazioni attinenti la sicurezza degli impianti) e sit-in davanti alle portinerie dello stabilimento di Taranto.

Insieme a Casartigiani e Confapi Industria, Aigi rivendica il ristoro dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia, 120 milioni di euro. Secondo l’associazione, “il paventato ricorso all’istituto dell’amministrazione straordinaria, come già accaduto nell’anno 2015, determinerebbe, nuovamente, il definitivo mancato pagamento dei crediti vantati nei confronti di Acciaierie d’Italia e, di conseguenza, il fallimento delle aziende” con “gravi ripercussioni sulla città e sull’intero territorio”.

Le imprese dell’indotto e gli autotrasportatori, conclude Aigi, “dichiarano sin d’ora che non intendono più garantire, come responsabilmente assicurato sino ad oggi con enorme dispendio di risorse economiche a tutt’oggi non ristorate, l’adempimento delle misure minime poste a garanzia della continuità produttiva dello stabilimento, salvo che l’esecutivo non intervenga, nella giornata di oggi, a garanzie delle seguenti consapute problematiche: pagamento di tutte le fatture emesse al 31dicembre 2023, ostensione di un credibile piano industriale che garantisca la continuità produttiva”.

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