Subito una struttura nazionale dedicata all’emergenza Xylella con pieni poteri a un commissario straordinario, più risorse e procedure snelle.
Questo l’appello di Cia-Agricoltori Italiani, che lamenta ritardi burocratici della Regione Puglia, troppo lenta nell’attuare strategie efficaci. Le lentezze riguardano sia l’estirpazione delle piante infette che l’erogazione dei ristori agli olivicoltori.
Secondo Cia, la Regione Puglia ha iniziato a occuparsi del fenomeno Xylella solamente da due anni e l’area infetta, per immobilità dei decisori politici, si è man mano allargata: da Lecce ha raggiunto le province di Brindisi e Taranto, poi anche nel Barese. L’area interessata si estende, ormai, su quasi 750 mila ettari.
“Alcuni esponenti istituzionali regionali, negli anni successivi ai ritrovamenti dei primi focolai, hanno preferito dare credito a pseudo ambientalisti con teorie che nulla avevano a che fare con la scienza – dichiara Cristiano Fini, presidente nazionale Cia -. In tema di responsabilità confidiamo nella neo istituita commissione di inchiesta parlamentare sulla Xylella che ci auguriamo possa portare alla luce tutto quello che è successo”.
Secondo Cia, il Piano per la Rigenerazione Agricola della Puglia, dedicato alle aree infette, fu ideato come strumento di finanziamento straordinario, ma si avvale di procedure ordinarie che non sono in grado di gestire l’emergenza.
Al momento le eradicazioni sono in ritardo di almeno un biennio (recentemente estirpate piante dichiarate infette nel 2021), mentre chi ha provveduto a eradicare in proprio, è ancora in attesa dei contributi regionali.
Per quanto concerne il sostegno al reddito alle imprese agricole previsto dal Piano, sono stati parzialmente erogati solo i fondi relativi al 2018, mentre si registrano ritardi inammissibili anche per le risorse destinate al reimpianto nelle aree infette.
Cia ritiene indispensabile un cambio di velocità nel piano di contrasto della Xylella con la nomina di un commissario che abbia poteri speciali, risorse umane e finanziare adeguate. “Da parte nostra continueremo a fornire tutta la collaborazione alle istituzioni europee, governative e regionali e alla comunità scientifica come stiamo facendo ininterrottamente dall’autunno del 2013, per salvare quello che rimane della olivicoltura pugliese e dell’intera olivicoltura nazionale”, conclude Fini.
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