“Brillante e piena di vita”: una collega ricorda Teresa, la mamma uccisa a Racale

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Intervista esclusiva a una collega della vittima: “Professionista preparata, madre devota, persona buona. Nessuno riesce a crederci”


RACALE – Dietro le cronache agghiaccianti di un figlio che uccide la madre a colpi d’ascia, ci sono i volti, le storie, le vite. E Teresa non è solo un nome in un titolo di giornale. Era una donna brillante, colta, impegnata. Una madre attenta e presente, una lavoratrice stimata. A raccontarcelo è una sua collega, che con emozione trattenuta, ci restituisce il profilo umano di chi oggi non c’è più.

“Teresa era una persona splendida,” dice con fermezza. “Una donna seria, riservata ma affettuosa, molto competente nel suo lavoro. Era impiegata nel settore Acquisti della Fiat e lì si era costruita una reputazione di estrema affidabilità. Era precisa, scrupolosa, con un senso del dovere raro”.

Ma il lavoro era solo una parte di lei. “Aveva una cultura impressionante. Parlava inglese e tedesco come una madrelingua. Ma non si vantava mai: era semplicemente così, naturalmente dotata e curiosa. Leggeva tantissimo, ogni giorno arrivava con un libro nuovo o con una riflessione su qualcosa che aveva studiato la sera prima. Le piaceva formarsi, migliorarsi, crescere.”

Poi il ricordo si fa più personale. “Era sempre sorridente. Mai una parola fuori posto, mai un lamento. Anche nei momenti di maggiore pressione, riusciva a mantenere un atteggiamento positivo. Io le dicevo spesso che il suo modo di affrontare la vita era contagioso”.

Francesca era anche madre di tre figli. “Li amava più di ogni altra cosa. Tutto quello che faceva, lo faceva pensando a loro. Si divideva tra il lavoro e la famiglia con una dedizione esemplare. Era fiera dei suoi ragazzi, parlava spesso di loro, ma sempre con discrezione, con quell’eleganza che la contraddistingueva in ogni cosa”.

Il dolore, oggi, è acuto. “Siamo tutti increduli. Una tragedia che ci ha lasciati senza parole. In azienda è calato un silenzio irreale. Nessuno riesce a capire come sia potuto accadere. È come se si fosse spezzato qualcosa dentro tutti noi”.

Mentre la giustizia farà il suo corso, mentre la comunità di Racale prova a elaborare un lutto tanto assurdo quanto devastante, rimane il dovere della memoria. Di raccontare chi era Teresa al di là dell’orrore, come madre, come professionista, come donna.

“La vogliamo ricordare per la luce che portava negli occhi, per il rispetto con cui trattava tutti, per la forza silenziosa che metteva in ogni giornata. Non meritava questa fine. Nessuno lo merita. Ma lei, proprio lei… no.”

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