Secondo uno studio di Demoskopika, la criminalità organizzata italiana genera un giro d’affari di 3,3 miliardi di euro grazie all’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico. La ’ndrangheta guida con 1,65 miliardi (50% del totale), seguita da camorra (950 milioni), mafia siciliana (400 milioni) e gruppi criminali pugliesi e lucani (300 milioni).
Quasi 7.000 imprese, il 14,2% del totale a rischio default, sono vulnerabili a causa di crisi di liquidità e indebitamento, diventando facili prede del cosiddetto “welfare criminale”. Ad oggi, 307 tra alberghi e ristoranti sono stati confiscati, di cui il 60% nelle aree a maggiore radicamento mafioso.
La Campania si conferma la regione più colpita con 380 milioni di euro di introiti illeciti e 67 strutture confiscate. Seguono Lombardia (560 milioni), Lazio (430 milioni) e Puglia (200 milioni). Le mafie approfittano di settori strategici come la ricettività alberghiera, la ristorazione e l’intermediazione, utilizzando prestanome e debiti erariali per consolidare il loro controllo.
“Il turismo italiano è sotto attacco – avverte Raffaele Rio, presidente di Demoskopika -. Oltre 7mila aziende vulnerabili rischiano di cadere nelle mani della criminalità organizzata, che dispone di ingenti risorse pronte per essere ripulite”. Un monito forte in vista degli appuntamenti internazionali che faranno dell’Italia il centro del mondo, ma anche, potenzialmente, delle mafie.
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