Sotto accusa il Consiglio regionale: “Non si trattava di una sospensione illimitata, ma temporanea e necessaria per ristabilire equità”
Nuove tensioni in Consiglio regionale della Puglia attorno alla proposta di sospensione del tributo 630 destinato al Consorzio Unico di Bonifica. Cristian Casili, consigliere del Movimento 5 Stelle, denuncia l’ennesimo stop al voto su un emendamento da lui presentato, nonostante questa volta fosse corredata da copertura finanziaria.
“Avevo riformulato l’emendamento già dichiarato inammissibile la scorsa settimana perché privo di copertura. Stavolta la copertura c’era, ma il voto ci è stato impedito ugualmente”, afferma Casili, che contesta l’assenza di un pronunciamento da parte dell’Ufficio di Presidenza, da lui formalmente richiesto.
Un comportamento, secondo il consigliere, che “ha prodotto malumori anche all’interno della stessa maggioranza”, criticando in particolare la posizione di Giannicola De Leonardis e Napoleone Cera, che si sono allineati alla presidente Loredana Capone.
L’emendamento prevedeva la sospensione temporanea del pagamento del tributo, in attesa della redazione del Piano generale di Bonifica e dei successivi piani di classifica, strumenti ritenuti indispensabili per definire criteri equi di contribuzione. Per compensare i mancati introiti, il testo proponeva l’utilizzo delle risorse interne al Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia, con la riduzione delle spese legali legate ai contenziosi sui contributi consortili e un taglio di un terzo delle spese di rappresentanza e consulenze esterne.
“Non si trattava di una sospensione illimitata, ma di una misura temporanea, necessaria per ristabilire equità”, aggiunge Casili, che definisce “una nuova brutta pagina” la decisione della Giunta di non decidere, lasciando inascoltate le richieste dei cittadini.
“Ancora una volta è stata calpestata la dignità dei consiglieri regionali, ma soprattutto quella dei cittadini e degli agricoltori che continuano a pagare per servizi inesistenti. La nostra battaglia non si ferma: lo dobbiamo a chi ogni giorno vive sulla propria pelle le conseguenze di questo sistema inefficace”, conclude Casili.
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