LECCE – L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 si conferma occasione di confronto e polemiche sul tema della riforma della giustizia, con posizioni contrastanti tra esponenti politici e magistrati.
Il senatore della Lega Roberto Marti ha sottolineato l’importanza della riforma come opportunità per “ridare equilibrio e credibilità al sistema”, rendendolo più stabile e giusto. Marti ha ribadito la centralità del giudice come garante della terzietà, auspicando che la riforma possa consolidare il sistema giudiziario su basi solide e trasparenti, “vicine ai bisogni dei cittadini”.
Non sono mancate le tensioni: a Lecce, i magistrati del distretto della Corte d’Appello hanno abbandonato l’aula prima dell’intervento del professor Nicola Selvaggi, vicecapo dell’Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, come forma di protesta contro la riforma del governo Meloni. Un gesto criticato dal deputato di Fratelli d’Italia Dario Iaia, che lo ha definito “un atteggiamento poco incline al confronto”. Iaia ha difeso la riforma, evidenziando gli obiettivi di parità tra accusa e difesa e il superamento delle logiche correntizie nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Anche a Bari si è registrata una protesta simile. I magistrati presenti hanno lasciato l’aula durante l’intervento del viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, in segno di dissenso. Il viceministro ha stigmatizzato l’accaduto, affermando che “allontanarsi significa venire meno al confronto”. Ha poi difeso la riforma, dichiarando che non intacca autonomia e indipendenza della magistratura, ma si pone l’obiettivo di garantire l’equo processo e il rispetto della Costituzione.
Sul tema è intervenuto anche il vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, Mauro D’Attis (Forza Italia), che ha definito la riforma “coerente con i principi costituzionali” e ha criticato la politicizzazione di parte della magistratura organizzata in associazioni. “Abbandonare l’aula – ha aggiunto – è uno strappo istituzionale che mina la collaborazione tra i poteri dello Stato”.
In questo clima di divisioni e confronti accesi, la riforma della giustizia si conferma uno dei temi più caldi del panorama politico e istituzionale italiano.
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