FOGGIA- È stata definita la mafia degli affari, primo nemico dello Stato ed emergenza nazionale: la componente significativa e importante della Quarta Mafia, la Foggiana, si orienta verso un modello di costante ricerca di un equilibrio tra tradizione e modernità.
Tradizione come il business dello smaltimento dei rifiuti, traffici di droga, gli assalti ai portavalori, il caporalato, modernità perché la competitività criminale della mafia foggiana è pronta a cogliere e sfruttare le sfide della globalizzazione, realizzando attività economiche lecite dove trae l’opportunità di conseguire elevati guadagni disponendo di collegamenti con gli ambienti dell’establishment cittadino.
Preoccupa, dunque, secondo la relazione della Dia (direzione investigativa antimafia) relativa al primo semestre 2021, la situazione analizzata nel foggiano. D’altra parte, non può passare inosservato l’atteggiamento intimidatorio verso esponenti delle pubbliche amministrazioni laddove la comunicazione si traduce in forza intimidatrice e corruttiva, favorita peraltro da un contesto ambientale assuefatto e sempre più predisposto a logiche clientelari.
“Foggia è la componente significativa e importante della Quarta Mafia e quindi rappresenta oggi uno dei primi obiettivi di contrasto alle organizzazioni criminali di matrice mafiosa. Una mafia, quella di Foggia, che si infiltra nelle attività economiche che non spara soltanto, usa violenza per sottomettere la popolazione, per far soggiacere le imprese e, inoltre, condiziona le Pubbliche amministrazioni… .”
Queste le parole del procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, pronunciate in occasione di un incontro tenuto il 29 settembre 2021 presso l’aula magna del dipartimento di Economia dell’Università di Foggia nell’ambito del ciclo di eventi organizzato da “Parliamo di (anti)mafia”.
Lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa e le interdittive antimafia
La capacità dei sodalizi mafiosi di influenzare a proprio vantaggio il processo decisionale della pubblica amministrazione è confermata dai provvedimenti di scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Cerignola, Manfredonia e da ultimo dall’insediamento il 9 marzo 2021 della commissione d’accesso presso il comune di Foggia al fine di verificare l’eventuale sussistenza di collegamenti tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e gli amministratori ovvero forme di condizionamento tali da alterare il procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e da compromettere il buon andamento e imparzialità dell’ente. L’indagine ispettiva ha portato il successivo 6 agosto 2021 all’affidamento per la durata di 18 mesi della gestione del comune a una commissione straordinaria. L’esigenza di avviare accertamenti in ordine all’amministrazione comunale di Foggia sarebbe scaturita anche dagli approfondimenti informativi svolti dalle Forze di Polizia a seguito dell’adozione di interdittive antimafia nei confronti di imprese legate da rapporti contrattuali con il comune di Foggia.
La gestione criminosa degli Enti locali affiorerebbe anche dai risultati investigativi dell’indagine “Nuvole d’oro” e dagli arresti operati dalla Polizia di Stato il 30 aprile 2021 che hanno visto coinvolti perfino dipendenti e pubblici ufficiali del comune dauno nel compimento di reati contro la Pubblica amministrazione.
Società foggiana, organizzazioni del Gargano e gruppi del Tavoliere: struttura familistica
L’analisi del fenomeno mafioso dimostra come la criminalità organizzata foggiana, nella tradizionale distinzione tra società foggiana, organizzazioni criminali del Gargano e gruppi del Tavoliere conservi, come punto di forza una tipica impenetrabilità connessa alla struttura familistica e al forte radicamento sul territorio.
Società foggiana: batterie Moretti- Pellegrino, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio -Prencipe- Tolonese
A Foggia, anche nel semestre di riferimento, si conferma come la società foggiana sia articolata in tre segmentazioni Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese tutte dotate di margini di autonomia decisionale e operativa ma facenti capo a un nucleo direttivo costituito dalle figure di vertice delle singole batterie.
Una possibile condizione di stallo fra le articolazioni criminali in conseguenza delle recenti attività di contrasto non consente di escludere una presumibile spinta di riassetto finalizzata a stabilire nuove gerarchie ed equilibri.
A dimostrazione del carattere familistico della criminalità mafiosa garganica, nel semestre in esame non sono mancati episodi che hanno evidenziato il coinvolgimento diretto in eventi criminali dei rampolli delle famiglie mafiose. Ciò in particolare è emerso dall’operazione dei Carabinieri che il 17 aprile 2021 ha portato all’arresto tra gli altri, di un minorenne figlio di un esponente di vertice del clan Li Bergolis.
San Severo, ruolo strategico per i legami Camorra, ‘ndrangheta e criminalità albanese
Anche nel Tavoliere sarebbero confermate la commistione d’interessi e le collaborazioni tra i gruppi criminali locali, foggiani e del Gargano. La città di San Severo si confermerebbe epicentro delle dinamiche criminali della provincia per il ruolo strategico assunto nel traffico degli stupefacenti con proiezioni anche extraterritoriali grazie ai forti legami con la camorra, la ‘ndrangheta e la criminalità albanese. In tale contesto rilevano i riscontri giudiziari di un’indagine che il 13 aprile 2021 ha rivelato un traffico di cocaina e hascisc sull’asse San Severo-Manfredonia facente capo a due pregiudicati di cui uno è risultato inquadrato nella criminalità organizzata sanseverese. Durante l’attività di indagine gli inquirenti hanno anche riscontrato condotte di contrabbando di alcool e di tabacchi lavorati esteri provenienti dalla Campania per il tramite di un pregiudicato che è stato colpito nel febbraio 2021 con altri 12 soggetti da una misura cautelare emessa dal Tribunale di Napoli nei confronti di un’organizzazione a delinquere dedita al traffico di tabacchi lavorati esteri.
Asse Puglia- Campania: il business dello smaltimento dei rifiuti
La funzionalità dell’asse Puglia-Campania è emersa in particolare nel settore dello smaltimento dei rifiuti che rappresenta un business altamente remunerativo per la criminalità organizzata foggiana. Nel semestre in esame con l’operazione “Eco” è stata documentata l’esistenza di un sistema criminale promosso da un gruppo di imprenditori di San Severo e della provincia di Caserta finalizzato all’illecita movimentazione di rifiuti speciali derivanti dallo scarto di quelli solidi urbani provenienti dalla Campania, nonché al successivo smaltimento in discariche abusive. Figura apicale e punto di riferimento dell’organizzazione era un imprenditore pregiudicato di San Severo che in collaborazione con due imprenditori casertani anche nel periodo in cui era sottoposto a misura restrittiva domiciliare per reati della stessa specie ha organizzato il trasporto di balle di rifiuti misti dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti.
San Severo, una vera e propria mafia sganciata dalla società foggiana: La Piccirella- Testa contro Nardino
Sebbene siano incisive, infatti, le influenze dei Moretti – Pellegrino sul panorama criminale di San Severo si deve individuare “una vera e propria mafia sanseverese non più articolazione della società foggiana” così come è emerso dagli esiti investigativi dell’indagine “Ares” del 2019 che ha ridisegnato lo scenario mafioso della provincia di Foggia. È in corso, infatti, una guerra cruenta tra i clan La Piccirella – Testa e Nardino.
La mafia degli affari cerignolana: i clan Di Tommaso e Piarulli, assalti a portavalori e armi
Nel basso Tavoliere il ruolo dominante e indiscusso nel controllo del territorio spetterebbe sicuramente alla malavita cerignolana che grazie al suo modus operandi sempre più complesso manifesta una comprovata capacità di assoggettare il tessuto criminale locale affermandosi nel quadro nazionale oltre che provinciale e superando in alcune occasioni persino i confini italiani. La mafia cerignolana è identificabile soprattutto con i clan Di Tommaso e Piarulli.
Tra le attività condotte con forme di pendolarismo quella degli assalti ai portavalori ha permesso nel tempo alla criminalità cerignolana di essere riconosciuta come una delle espressioni più efficaci dell’intero territorio nazionale.
Rispetto agli altri fenomeni provinciali la mafia cerignolana ha completato un processo evolutivo nel quale partendo dal controllo del territorio attraverso la compagine militare è stata in grado parallelamente di sviluppare anche strutture economiche e imprenditoriali così da poter essere considerata l’autentica mafia degli affari della provincia di Foggia. Lo stesso dinamismo si riscontra anche nel settore delle armi e degli stupefacenti nel quale Cerignola si conferma snodo cruciale per l’intera Regione anche grazie alla capacità di disporre di più canali di approvvigionamento.
Carapelle, join venture della cocaina proveniente dalla Spagna e smistata in Campania e Lombardia
Un’altra dinamica realtà dell’area è rappresentata dal borgo di Carapelle dove è stato individuato un sodalizio composto da pregiudicati locali ma anche di nazionalità magrebina, capace di introdurre nel territorio nazionale ingenti quantitativi di hascisc provenienti dalla Spagna e di smistarli nell’intera provincia di Foggia e in alcuni territori della Campania e della Lombardia.
Infatti, dalle indagini è stata cristallizzata l’esistenza di una vera e propria joint venture dedita al traffico di sostanze stupefacenti e composta da pregiudicati foggiani, viestani e manfredoniani che ha fornito di cocaina un vasto mercato esteso dal Gargano sino al pescarese.
Stornara, i Masciavè e l’immigrazione clandestina: la gestione del caporalato
A Stornara le dinamiche criminali risultano legate alla famiglia malavitosa dei Masciavè e soprattutto alla criminalità cerignolana che può utilizzare quel territorio come base logistica per le proprie attività illecite. Proprio in questa area geografica tra le criticità legate alla contaminazione criminale dell’agroalimentare si segnala l’operazione anti-caporalato “Principi e Caporali” del 2 aprile 2021 che nell’evidenziare le gravi condotte di sfruttamento degli indagati ha svelato i metodi di impiego illecito della manodopera prevalentemente straniera con mansioni di braccianti agricoli in un contesto organizzativo aziendale gravemente carente sotto l’aspetto della sicurezza igienico-sanitario e retributivo.
In linea generale il fenomeno del caporalato risulta direttamente connesso con quello dell’immigrazione clandestina e in modo specifico sul territorio foggiano, alla gestione dei ghetti di Borgo Mezzanone e Rignano Garganico.
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