Sono il procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti, Savina Pilliu che con la sorella Rosa Maria si è opposta per anni agli interessi della mafia, e Fabrice Rizzoli, fondatore dell’associazione francese Crim’HALT, i vincitori dell’edizione 2024 del premio nazionale don Diana – Per amore del mio popolo, assegnato nel primo giorno di primavera, come avviene ormai da quattordici anni.
Il riconoscimento è stato istituito dal comitato don Diana, Libera Caserta e dalla famiglia di don Giuseppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994. Menzioni speciali a Anna Motta e Giuseppe Paciolla, l’associazione Avis for kenyan children, Giuseppina Casarin.
Nell’anno del conflitto mediorientale, i promotori del premio hanno inoltre deciso di assegnare una menzione speciale all’imam Izzedin Elzir e al rabbino Gad Piperno, entrambi di Firenze, per la loro testimonianza di pace.
Il premio, opera dell’artista Giusto Baldascino, consiste in una Vela versione in miniatura del monumento presente nel parco cittadino di Casal di Principe dedicato a don Giuseppe Diana, e sarà consegnato il 4 luglio a Casa don Diana, nel giorno in cui don Diana avrebbe festeggiato il suo compleanno.
A Renato Nitti, procuratore della Repubblica di Trani, con una lunga esperienza alla Dda di Bari e tra i massimi esperti in Italia dei traffici illeciti dei rifiuti, il premio Don Diana è stato assegnato per aver “promosso il progetto della prima ‘Procura Green’, divenuto modello di sostenibilità per le varie articolazioni della Pubblica Amministrazione”, e perché sostiene “da anni la realizzazione di progetti umanitari in Africa e sui temi della giustizia e legalità incontra gli studenti di ordine e grado ricorrendo sempre a nuove forme di dialogo”.
Il riconoscimento è stato poi conferito a Savina Pilliu perchè “con la sorella Maria Rosa, scomparsa nel 2021, ha condotto una lunga battaglia contro gli interessi criminali di imprenditori collusi con la mafia. Una storia di resistenza vissuta nella città di Palermo che ha visto le due donne, fin dagli anni ’80, contrapporsi all’espansione edilizia da parte di alcuni costruttori che si erano impossessati con forza dei loro immobili. Non si sono mai piegate al potere mafioso, denunciando in ogni sede, nonostante le numerose intimidazioni subite”.
Premiato anche Fabrice Rizzoli, docente di Geografia del crimine organizzato alla Scuola di alta formazione sugli studi e le politiche internazionali francese «Heip», fondatore dell’associazione francese Crim’HALT, che ha tra gli obiettivi quello di promuovere una cultura e una conoscenza comune del fenomeno criminale ispirandosi a modelli stranieri. Autore di ‘La mafia dalla A alla Z’, “Rizzoli, che ha a lungo studiato il modello di gestione dei beni confiscati del Casertano, ha lavorato affinché anche in Francia il quadro normativo prevedesse l’uso sociale dei beni sottratti ai mafiosi. E’ impegnato sui temi della giustizia e della legalità, con particolare attenzione alle vittime innocenti delle mafie, che oggi in Francia non possono contare su alcuna tutela dello Stato”. Rizzoli con una trentina tra giornalisti, attivisti e vittime della criminalità francese, è stato a Casal di Principe nei giorni scorsi, partecipando anche alla marcia degli studenti per il trentennale dell’uccisione di Don Diana, proprio per apprendere le modalità di riuso dei beni confiscati alla criminalità.
Tra i menzionati Anna Motta e Giuseppe Paciolla, genitori di Mario Paciolla, cooperante napoletano morto il 15 luglio 2020 in Colombia, dove si trovava come volontario dell’Onu. “Depistaggi e lati oscuri – si legge nella motivazione resa nota dagli organizzatori del Premio – non hanno consentito la ricostruzione della verità e i genitori, che non credono all’ipotesi del suicidio, combattono con perseveranza e resilienza per affermare la giustizia, non solo per il figlio ma per tutti gli attivisti dei diritti umani impegnati in terre difficili”.
Menzione anche per Giuseppina Casarin, ideatrice e fondatrice del coro ‘Voci dal mondo’ nato nel 2008 all’interno del quartiere Piave di Mestre (Venezia), progetto d’integrazione, inclusione sociale e convivenza. E menzione per “Avis Casalnuovo for Kenyan Children”, associazione impegnata nel supporto della comunità di Muyeye in Kenya.
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