TARANTO – La siderurgia è un pilastro fondamentale per il piano industriale italiano e la vendita dell’ex Ilva rappresenta un passaggio cruciale per il futuro del settore. Lo ha ribadito Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, intervenendo all’assemblea “Le rotte del cambiamento” a Taranto.
“Spero che nei prossimi giorni venga individuata l’impresa più adatta a portare avanti questo asset strategico – ha dichiarato Orsini –. Sarà fondamentale il connubio tra territorio e impresa. Senza una siderurgia solida, l’intero percorso industriale del Paese risulterebbe compromesso”.
Sul ruolo dello Stato nella nuova gestione dell’ex Ilva, Orsini ha sottolineato come una piccola partecipazione pubblica possa essere una garanzia nei primi anni, contribuendo alla stabilità del progetto.
Transizione e deindustrializzazione: serve più tempo
Orsini ha poi affrontato il tema della transizione energetica, ribadendo il ruolo di primo piano delle imprese italiane ed europee nel processo di innovazione. Tuttavia, ha evidenziato come il contesto geopolitico e la corsa di Stati Uniti e Cina impongano un’attuazione più graduale.
“La deindustrializzazione in Europa genererebbe un problema sociale enorme – ha affermato –. Noi siamo pronti alla transizione, ma dobbiamo avere il tempo necessario per attuarla senza penalizzazioni rispetto ad altri Paesi che operano con regole diverse”.
In questo scenario, Orsini ha richiamato l’importanza della neutralità tecnologica, criticando la decisione di eliminare completamente il motore endotermico dal 2035. “Abbiamo coscienza che nel 2040 ci saranno ancora il 50% di veicoli endotermici in circolazione. Nessuna tecnologia deve essere esclusa a priori, ma tutte devono essere accessibili e sostenibili”.
Burocrazia e competitività: il freno allo sviluppo
Un altro nodo cruciale affrontato dal presidente di Confindustria è quello della burocrazia, che rischia di soffocare la competitività delle imprese europee.
“Negli ultimi cinque anni in Europa sono state introdotte 10.500 nuove norme, contro le 3.000 degli Stati Uniti – ha spiegato –. La nostra burocrazia è diventata un limite per le imprese, una penalizzazione che altri continenti non hanno”.
Per Orsini, è necessario un intervento deciso per snellire le procedure e garantire alle aziende italiane ed europee condizioni più favorevoli per restare competitive. “Dobbiamo impedire che le nostre imprese decidano di trasferirsi fuori dall’Europa. La sburocratizzazione è una priorità assoluta per lo sviluppo economico”.
L’assemblea di Confindustria Taranto si è quindi confermata un’occasione di confronto sulle grandi sfide dell’industria italiana, tra il futuro dell’ex Ilva, la transizione ecologica e il ruolo strategico della manifattura nel contesto globale.
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