Francavilla Fontana, “la fabbrica di falsi sinistri” dell’avvocato Galiano

FRANCAVILLA FONTANA – Secondo l’accusa, i sinistri stradali, spesso inventati di sana pianta, venivano pianificati a tavolino. Praticamente, sceneggiati. Poi, successivamente, si procedeva ad una sorta di casting degli attori, abilmente reclutati e pagati sulla base di un tariffario ben preciso e non negoziabile. Insomma, una sorta di “fabbrica di falsi sinistri”.

Dalla lunga ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto dei componenti di una presunta associazione per delinquere finalizzata alla frode delle compagnie assicurative, emergono nuovi dettagli sul ruolo dei presunti sodali e, pure, sui compensi assicurati ai “clienti”.

Il ruolo di avvocati e medico

Il primo dettaglio: il convincimento degli inquirenti, sulla base delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Francavilla Fontana coordinata dalla Procura di Brindisi, che l’avvocato Luigi Galiano, ex vicesindaco e attuale consigliere Comunale d’opposizione, fosse una sorta di regista, ovvero, il “capo e promotore” della presunta associazione: era lui – si sintetizza dal provvedimento –  a distribuire i compiti e ad impartire direttive, richieste ed ordini agli altri soggetti partecipi dell’associazione. Tra questi, anche il medico di base Giuseppe Fusco, ex consigliere Comunale di Forza Italia e, secondo gli investigatori, il soggetto preposto alla compilazione di falsi certificati medici utili alla causa. Se per un certificato medico “reale” veniva richiesto un pagamento di 50 euro, per quelli “falsi”, distribuiti ai clienti di Galiano in grosse quantità, il professionista chiedeva il doppio: ovvero, 100 euro. Mica male se si considera che nella gran parte dei casi presi in esame dagli investigatori, non avveniva alcuna visita medica. Accusa tutta da dimostrare, chiaramente, ma che rappresenta una parte importante nel costrutto della procura messapica, certa di aver smantellato un sistema oliato e rodato che, oltre a Galiano (detenuto nel carcere di Brindisi) e Fusco (ristretto ai domiciliari), avrebbe potuto contare sull’apporto dei colleghi di studio di Galiano, oltre che su abili “reclutatori”.

Il “Tariffario”

Secondo la procura, la presunta frode, negli anni, avrebbe garantito importanti guadagni a Galiano, titolare dello studio legale per mesi intercettato dagli investigatori, e ai suoi sodali. Per tutti gli altri, ovvero chi si prestava a partecipare alla messa in scena dei falsi sinistri, solo poche briciole. Nel dettaglio, spiega il Gip Maurizio Saso nell’ordinanza, i compensi garantiti ai “clienti” erano stabiliti in misura fissa e non trattabile. Per chi metteva a disposizione un’autovettura, chiaramente da lui guidata. il compenso era di 500 euro. Un po’ di più, 600 euro, per chi, invece, partecipava con il suo autocarro. Un qualsiasi terzo trasportato avrebbe messo in tasca 300 euro, mentre un semplice testimone non sarebbe andato oltre i 100 euro. Briciole, appunto, di una torta ben più grande, ovvero il risarcimento liquidato dalla compagnia assicurativa di turno, per presunti “lauti guadagni” riservati a Galiano e ai sodali. Insomma, spiega il Gip, l’affare c’era, ma non era certo per il cliente dello studio legale di piazza Giovanni XXIII.

Le indagini

Intercettazioni telefoniche e ambientali, con cimici audio-video piazzate nello studio legale, ma anche pedinamenti, appostamenti, controlli “in loco” che permettessero un puntale raffronto con quanto rilevato dai mezzi informatici. Insomma, un mix di tecniche new e old school, che hanno anche permesso, al netto delle perquisizione effettuate, di sequestrare diversi quaderni e cartelline su cui veniva lasciata traccia dei presunti illeciti. Per il Gip, non vi è alcun dubbio che Galiano fosse il capo e il promotore della presunta associazione per delinquere. Questo perché sarebbe stato lui a distribuire i compiti e ad impartire direttive, richieste ed ordini agli altri soggetti partecipi dell’associazione, ma anche a redarguirli quando necessario, magari al fine di redimere eventuali contrasti interni. Insomma, una “Fabbrica di falsi sinistri” che, secondo l’accusa, rappresentavano continua occasione per conseguire illeciti profitti. Un associazione, pure, che avrebbe rappresentato un pericolo per l’ordine pubblico, con un capo, un organizzatore, colui che prende tutte le decisioni più importanti sul da farsi. Ovvero, Galiano, finito in carcere con l’accusa di essere il titolare di quella “fabbrica” capace di produrre non solo i falsi sinistri contestati dalla Procura, ma anche decine di casi quantomeno sospetti per un totale di 162 indagati. Avrà il suo bel da fare il collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Pasquale Franco Fistetti, Giancarlo Camassa, Antonio Andrisano, Michele Fino e  Luca Mangia

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