BRINDISI – Si torna in tribunale, con il processo sull’omicidio di Paolo Stasi. In aula, la testimonianza della mamma del 19enne, ucciso nel novembre del 2022. La donna è imputata per lo spaccio di droga che fece da sfondo al delitto. Davanti alla Corte d’assise, l’ammissione: “Io e Paolo fumavamo spinelli insieme”
Omicidio Stasi, la mamma di Paolo: “Un debito di appena mille euro”
Non un debito da 50mila euro e neppure da 5mila. Mille euro, a malapena. Di “spinelli” consumati e non pagati. Parola di Annunziata D’Errico, imputata e anche parte civile nel processo in Corte d’Assise, a Brindisi, per il traffico di droga che, secondo l’accusa, fece da sfondo all’omicidio del figlio 19enne Paolo Stasi, ucciso a Francavilla Fontana il 9 novembre del 2022.
In primo grado è già stato condannato Luigi Borracino, 17enne all’epoca dei fatti, reo confesso, in primavera giudicato colpevole in abbreviato dal tribunale dei minorenni di Lecce. A Brindisi, per il concorso in omicidio aggravato da premeditazione e futili motivi c’è invece il 23enne Cristian Candita. A sparare, dicono le carte processuali, fu Borracino, accompagnato sul luogo del delitto, ovvero nei pressi dell’abitazione della famiglia Stasi in via Occhibianchi, dal complice Candita, alla guida di una Fiat Punto Nero. Erano le 17.30.
La ricostruzione della Procura, sulla base delle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Brindisi e della compagnia di Francavilla Fontana, parlava chiaro. Il movente del delitto, organizzato con tanto di sopralluogo pochi giorni prima, era il debito contratto dal giovane Paolo, socio di Borracino nel confezionamento e nello spaccio della sostanza stupefacente, pari a circa 5mila euro. Una somma negata proprio dalla madre della vittima che, col figlio, consumava la sostanza.
Omicidio Stasi, “Un debito di appena mille euro”
La mamma di Paolo, nella sua doppia veste, ha risposto alle domande del pubblico ministero Giuseppe De Nozza, del presidente della Corte Maurizio Saso, a latere il giudice Adriano Zullo, e dei legali. Maurizio Campanino, che nell’inchiesta difende sia Candita che Borracino, in questo procedimento accusato solo di reati legati ad armi e droga, ha incalzato ripetutamente la signora Annunziata, difesa dagli avvocati Domenico Attanasi e Francesco Monopoli.
La donna ha ammesso il consumo di stupefacenti e, pure, di essere a conoscenza dell’attività di confezionamento della sostanza intrattenuta dal figlio Paolo su mandato di Borracino. Ha negato, però, di aver contratto un debito particolarmente oneroso per il consumo della marijuana. “Con Paolo fumavamo insieme”, ma, come evidenziato, a Borracino, ritenuto al vertice del presunto traffico, dovevano poche centinaia di euro, “mille euro, al massimo”. In canne. A fine udienza, il commento degli avvocati Attanasi e Campanino.
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