Domenico Martimucci

Altamura, omicidio del calciatore Martimucci: presi in due

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BARI – In un primo momento si era dichiarato estraneo ai fatti, raccontando di chi invece era implicato nell’attentato dinamitardo alla sala giochi ‘Green Table’ di Altamura che il 5 marzo 2015 portò alla morte di Domenico Martimucci, il calciatore 26enne rimasto gravemente ferito e deceduto dopo cinque mesi di agonia. Poi, da intercettazioni, testimonianze e dichiarazioni spontanee di uno dei condannati in via definitiva, la Dda della procura di bari, con il supporto dei carabinieri del comando provinciale scopre che il collaboratore di giustizia Nicola Centonze non aveva detto tutto. Anzi, aveva omesso agli inquirenti quello che era il suo ruolo, ovvero quello di coordinatore dell’operazione che oltre alla morte del calciatore ha portato da altri 7 feriti.

Si chiude così il cerchio sull’omicidio Martimucci di Altamura per i quali, nel 2021, sono stati condannati in via definitiva Mario Dambrosio – a 30 di reclusione -, ritenuto mandante del delitto, Savino Berardi – 20 anni -, esecutore materiale, e Luciano Forte – 18 anni di reclusione -, considerato uno dei complici. Ed è stato proprio quest’ultimo a raccontare agli investigatori del ruolo di Centonze e di Nicola Laquale – finito ai domiciliari – che aveva la disponibilità dell’ordigno da piazzare nella sala giochi.

La storia, ai tempi, lasciò sgomenta la comunità Altamurana per la freddezza e la crudeltà con la quale il clan Dambrosio – contrapposto a quello dei Loiudice – aveva deciso di piazzare l’ordigno in orario di apertura della sala giochi per fare in modo che i clienti si spostassero in un circolo a loro vicino ma soprattutto per affermare il proprio potere criminale nella cittadina murgiana.

 

 

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