L’abolizione del test d’ingresso a Medicina? Solo un’illusione. Il numero chiuso resta, anche se la selezione cambierà volto: niente più quiz, ma una graduatoria basata sui crediti formativi dopo sei mesi. Il risultato, però, sarà lo stesso: migliaia di aspiranti medici resteranno fuori.
Il vero problema non è mai stato il test, ma la cronica mancanza di posti nelle università e di docenti. L’Italia continua a formare troppi pochi medici rispetto al fabbisogno reale, con ospedali in difficoltà e pronto soccorso al collasso. Senza un reale aumento delle borse di studio e delle sedi universitarie, questa riforma rischia di essere solo un’operazione di facciata.
A pagare il prezzo più alto sono gli studenti. Chi può permetterselo sceglierà atenei privati o l’estero, mentre gli altri dovranno rinunciare. Così il Paese rischia di perdere talenti preziosi, impoverendo ancora di più il sistema sanitario.
Se davvero si vuole cambiare, servono più docenti, più risorse e più università. Solo così si garantirà un accesso equo alla professione medica e un futuro più solido per la sanità italiana.
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