Oronzo Schillaci

Liste attesa, Schillaci: “Gravi irregolarità in 27% strutture, inaccettabile”

Nuovo affondo del ministro, che accusa: “Agende chiuse, liste gonfiate, accesso ostacolato”

Dopo il primo richiamo formale dello scorso ottobre, Orazio Schillaci, ministro della salute, torna a puntare il dito contro le Regioni per il mancato rispetto delle norme sulle liste d’attesa sanitarie. “Il 27% delle strutture presenta irregolarità gravi, persistono agende chiuse arbitrariamente, liste gonfiate, sistemi di prenotazione frammentati e pratiche opache che ostacolano l’accesso alle cure”, scrive in una dura lettera inviata Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni.

“È giunto il momento di accelerare – continua Schillaci –, non possiamo più tollerare questo quadro. È inaccettabile che medici si rifiutino di rendere disponibili le proprie agende al sistema di prenotazione unificato o che limitino l’attività pubblica a favore di quella privata in intramoenia”.

Regioni in silenzio, ma cresce il malumore

Nessuna risposta ufficiale è arrivata dalla Conferenza delle Regioni, ma secondo indiscrezioni trapela forte malcontento per quella che viene definita “l’inerzia” del Ministero sulla riforma del ruolo dei medici di base. Secondo fonti regionali, si tratterebbe di una misura fondamentale per aggredire il problema alla radice, migliorare l’appropriatezza prescrittiva e snellire le liste.

Schillaci: “Applicare le regole porta risultati, il Lazio ne è la prova”

Il ministro cita il caso del Lazio come esempio virtuoso: “Lì, grazie all’applicazione rigorosa delle norme, i tempi medi di attesa sono passati da 42 a 9 giorni. È la prova che si può fare, basta rispettare le leggi”. Ma nel resto del Paese, secondo i dati dei Nas, le anomalie sono ancora diffuse: prenotazioni gestite con elenchi cartacei, agende chiuse arbitrariamente, mancanza di controlli da parte dei dirigenti sanitari.

Chiesti poteri sostitutivi per le Regioni inadempienti

Schillaci torna anche sul tema dei poteri sostitutivi e si dice “dispiaciuto” per il mancato avvio della discussione sul decreto attuativo. “È inaccettabile che non sia stata calendarizzata la discussione in Conferenza Stato-Regioni. La vigilanza deve rimanere regionale, ma la negligenza non è più tollerabile”.

Altro fronte aperto: la Lombardia ricorre contro il payback

Intanto si apre un altro fronte di tensione tra governo e Regioni: la Lombardia ha depositato ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministero sul payback sanitario, criticando la retroattività della misura che comporterebbe una perdita per le casse regionali di oltre 130 milioni di euro.

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