Il gruppo consiliare di Lecce Città Pubblica ha presentato un’istanza formale al Segretario Generale del Comune di Lecce per l’annullamento in autotutela della delibera del 5 dicembre 2024 e di tutti gli atti amministrativi connessi alla procedura di mobilità che ha portato al trasferimento di 11 dipendenti a Palazzo Carafa. La richiesta si basa su presunte violazioni normative e su un potenziale conflitto di interessi che inficerebbe la legittimità della delibera.
I consiglieri comunali Carlo Salvemini, Silvia Miglietta e Sergio Della Giorgia, firmatari dell’iniziativa, chiedono che l’intera procedura venga ripetuta con la pubblicazione di un avviso pubblico, garantendo così la trasparenza e il rispetto delle regole di selezione previste dalla normativa vigente.
Le accuse di illegittimità
Dopo un’attenta analisi degli atti amministrativi e delle risposte fornite dagli uffici comunali, i consiglieri di opposizione evidenziano due principali profili di illegittimità nella procedura seguita dalla Giunta Poli:
1. Violazione del Regolamento Comunale e della Normativa sulla Mobilità
La Giunta ha deciso di attivare la procedura di mobilità il 5 dicembre 2024, invece di scorrere le graduatorie dei concorsi pubblici svolti dal Comune di Lecce nel 2023, motivando la scelta con ragioni di economicità ed efficienza.
L’iter seguito si basa sull’art. 30, comma 2, del D. Lgs. 165/2001, che disciplina il passaggio diretto di personale tra amministrazioni diverse. Tuttavia, il Regolamento comunale sulle modalità di reclutamento del personale (art. 51) prevede che la mobilità possa avvenire solo con interscambio, cioè con un trasferimento reciproco di dipendenti tra due enti pubblici.
In questo caso, il Comune di Lecce non ha scambiato dipendenti con altre amministrazioni, ma ha semplicemente acquisito personale senza pubblicare alcun avviso pubblico e senza fissare criteri trasparenti di selezione.
Secondo Lecce Città Pubblica, questo metodo di reclutamento ha di fatto escluso la possibilità per altri candidati interessati di presentare domanda, violando i principi di trasparenza, imparzialità e pari opportunità previsti dalla normativa nazionale e locale.
2. Conflitto di Interesse e Violazione dell’Obbligo di Astensione
Un altro elemento critico riguarda il conflitto di interesse presente nella delibera del 5 dicembre 2024.
Tra le domande di mobilità accettate, c’è anche quella presentata il 28 novembre 2024 da un parente entro il quarto grado di un componente della Giunta, nello specifico il coniuge di un assessore comunale.
La legge, attraverso l’art. 78, comma 2, del Testo Unico degli Enti Locali (TUEL), stabilisce che gli amministratori comunali devono astenersi dal partecipare alla discussione e alla votazione di atti che coinvolgano interessi propri o di loro parenti fino al quarto grado.
Nella seduta della Giunta del 5 dicembre 2024, invece, la delibera è stata approvata all’unanimità, senza alcuna astensione o assenza. Questa circostanza configura una violazione dell’obbligo di astensione, rendendo l’intera delibera annullabile per vizi di legittimità.
Richiesta annullamento e nuova procedura
Alla luce di queste irregolarità, il gruppo di Lecce Città Pubblica chiede:
1. L’annullamento in autotutela della delibera del 5 dicembre 2024 e di tutti gli atti conseguenti.
2. La pubblicazione di un avviso pubblico per consentire a tutti i dipendenti delle amministrazioni interessate di partecipare alla selezione.
I consiglieri sottolineano che la mancata pubblicazione dell’avviso ha impedito a potenziali candidati di presentare domanda e che alcune richieste di mobilità sono state accettate prima e dopo la delibera, senza un criterio temporale definito.
Conclusioni
Il caso sollevato da Lecce Città Pubblica pone una questione di trasparenza e correttezza amministrativa nella gestione delle risorse umane del Comune di Lecce. Se le irregolarità segnalate venissero confermate, l’intera procedura potrebbe essere invalidata con un conseguente rischio di ricorsi e contenziosi legali.
L’amministrazione comunale sarà ora chiamata a fornire chiarimenti e a decidere se procedere con una revisione della mobilità o mantenere le scelte adottate, assumendosi la responsabilità delle eventuali contestazioni.
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