foto Massimo Todaro

Infermieri in Italia: 65mila unità mancanti e 110mila in uscita

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FNOPI lancia l’allarme proprio nella giornata mondiale degli infermieri: “Carenza cronica, assistenza territoriale a rischio senza un nuovo piano nazionale”


In Italia ci sono attualmente circa 400.000 infermieri in attività su un totale di 460.000 iscritti all’Ordine, con circa 50.000 liberi professionisti e il resto distribuito tra sanità pubblica e settore privato accreditato. Eppure, secondo i dati forniti dalla Ragioneria dello Stato, mancano all’appello almeno 65.000 unità per garantire una copertura adeguata dei bisogni assistenziali, di cui quasi 30.000 richieste direttamente dal PNRR per potenziare l’assistenza sul territorio.

A preoccupare è la cosiddetta “gobba pensionistica”

Entro il 2033 si stima l’uscita di circa 110.000 infermieri. A delineare questo scenario è Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), intervenuta durante il convegno tenutosi a Palazzo Rospigliosi in occasione della Giornata Mondiale dell’Infermiere, durante la quale è stato presentato il primo rapporto sulla condizione della professione.

”Una sfida assistenziale, non solo clinica”

“La questione infermieristica non può più essere affrontata come un problema isolato di categoria. È una sfida per tutto il Paese, che va gestita da una cabina di regia interministeriale”, ha dichiarato Mangiacavalli sottolineando come l’evoluzione demografica e l’incremento delle patologie croniche impongano un cambiamento radicale del sistema: “La vera sfida sarà assistenziale, non solo clinica, e il territorio dovrà diventare il fulcro del sistema sanitario”.

”In tanti scelgono di lavorare all’estero”

Nel rapporto viene evidenziato come la carenza non sia un problema che si risolve esclusivamente con incentivi economici. “Preoccupa il numero crescente di infermieri che scelgono di lavorare all’estero dopo essersi formati in Italia, così come il numero di giovani che abbandonano gli studi perché delusi dalle prospettive offerte dal mercato del lavoro. I giovani cercano percorsi professionali con competenze specialistiche. Serve quindi rendere attrattiva la professione, offrendo opportunità concrete di crescita e di carriera”, ha concluso Mangiacavalli.

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