Se il Governo rinvierà ancora l’attivazione di Granaio Italia e del registro telematico per il monitoraggio del grano, significherà prendere in giro i cerealicoltori e i consumatori italiani. È questa la dura denuncia di Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, contro l’emendamento al Milleproroghe presentato dai deputati De Carlo e Lisei (Fratelli d’Italia), che posticipa l’obbligo di registrazione dei cereali al 1° gennaio 2026.
Il registro, pensato per garantire trasparenza sulla provenienza del grano italiano e importato, avrebbe dovuto entrare in piena operatività il 1° marzo 2025, come promesso dal ministro Lollobrigida dopo una fase sperimentale avviata lo scorso anno. Ma il nuovo slittamento viene visto da CIA come un colpo mortale alla cerealicoltura italiana, già in crisi per il crollo dei prezzi e l’aumento dei costi di produzione.
“La scritta ‘sovranità alimentare’ sulla targa del Masaf diventa tragicomica se si continua a rinviare un sistema di controllo serio e certificato”, accusa Sicolo, ricordando la battaglia portata avanti da CIA per l’attuazione di Granaio Italia. Una mobilitazione che ha raccolto oltre 75mila firme e il sostegno di ANCI Puglia e 45 comuni della regione, a tutela della filiera del grano e del diritto dei consumatori a un’informazione trasparente.
Il crollo del prezzo del grano duro italiano è evidente: dai 562 euro alla tonnellata del giugno 2022 si è passati agli attuali 332-337 euro (quotazione del 29 gennaio 2025), mentre i costi di produzione sono schizzati oltre i 1300 euro per ettaro. “Basta assecondare i poteri forti che puntano sulle importazioni: si attivino subito Granaio Italia e il registro telematico, senza ulteriori scuse”, conclude Sicolo.
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