Sarebbero 55 gli imputati nell’inchiesta condotta dalla Procura di Lecce in merito al presunto rilascio di Green Pass falsi dietro corresponsione di denaro.
Nel mirino delle indagini effettuate dal Nucleo Economico-Finanziario della Guardia di Finanza di Taranto, in particolare, sarebbero finiti una operatrice di soccorso, un dipendente dell’ASL di Taranto e due dipendenti di un’impresa leccese aggiudicataria di una gara d’appalto per la logistica dei magazzini dell’azienda sanitaria locale ionica. Questi ultimi, infatti, avrebbero sottratto confezioni di mascherine, guanti in lattice e tamponi rapidi, cedendoli a terze persone in cambio del pagamento di una somma di denaro.
Un’operatrice di soccorso presso vari centri di somministrazione di vaccini anti Covid-19 a Taranto, inoltre, avrebbe rilasciato falsi certificati, raccogliendo i proventi in contanti o tramite Postepay intestata alla madre, anche lei imputata. Sulla carta della donna, infatti, sarebbero stati accertati movimenti di oltre 50mila euro, frutto del rilascio delle certificazioni cedute a circa 350 euro l’una.
Per la raccolta del denaro si sarebbero avvalse della collaborazione di altre persone, incaricate di ricevere le prenotazioni e di risolvere le problematiche relative all’inserimento del sistema dei falsi Green Pass. Un quadro che avrebbe spinto il GIP Donatina Buffelli ad esercitare l’azione penale, chiedendo al Giudice per le indagini preliminari il rinvio a giudizio per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e concorso nel reato. L’udienza preliminare è stata fissata per ottobre: l’ASL di Taranto comparirà come parte offesa.
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