“L’AIA è una mazzata. Scelte del governo Meloni sono un disastro, altro che decarbonizzazione”
Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un duro attacco al governo in merito al riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) sull’ex Ilva di Taranto, definendolo un passo indietro di vent’anni per il sito industriale e per la città. Secondo Turco, la prospettiva di altri dodici anni di produzione a ciclo integrale alimentato a carbone rappresenta un ritorno a logiche industriali superate, con gravi conseguenze ambientali e sanitarie per i cittadini.
“Il governo guidato da Giorgia Meloni, insieme ai ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin, sta rinnegando ogni ipotesi di decarbonizzazione, con l’obiettivo di raddoppiare la produzione da 3 a 6-8 milioni di tonnellate d’acciaio, obiettivo peraltro irrealistico considerando le attuali condizioni dell’impianto”, ha dichiarato Turco.
Il parlamentare pentastellato ha inoltre sottolineato come le numerose prescrizioni ambientali previste siano una prova evidente dell’impatto negativo dell’attuale gestione dell’acciaieria, malgrado i finanziamenti pubblici stanziati per il rilancio produttivo. “Parliamo di oltre 1,4 miliardi di euro destinati a sostenere una ripresa che avverrà ancora una volta a carbone”, ha aggiunto.
Il M5s continua a chiedere la chiusura delle fonti inquinanti e una riconversione ecologica dell’impianto, accompagnata dal ripristino dei 400 milioni di euro per le bonifiche, fondi che, secondo Turco, sarebbero stati sottratti dall’attuale esecutivo.
Turco ha anche invitato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ad assumersi le proprie responsabilità politiche: “Il governatore non può continuare a confondere le acque. Non siamo noi a volere la chiusura dell’ex Ilva, ma è il governo Meloni che, mantenendo la produzione a carbone, rischia di condannare lo stabilimento a un futuro fallimento”.
Infine, Turco ha esortato Emiliano a chiarire la sua posizione non solo sul rilascio dell’AIA ma anche sulla proposta di realizzare un rigassificatore nel porto di Taranto, chiedendogli un “no fermo” all’iniziativa governativa. “Per garantire un futuro al sito ex Ilva servono un accordo di programma e un progetto strutturato di riconversione industriale, sociale e culturale, come avvenuto in altre realtà europee e italiane”, ha concluso.
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