Il deputato dem accusa: “Il Governo nasconde i documenti”. Ma il Ministero lo smentisce: “Mai ricevute richieste”
Si accende la polemica politica attorno alla vicenda dell’ex Ilva di Taranto. Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico e capogruppo in Commissione Bilancio alla Camera, ha denunciato il diniego ricevuto dal Ministero alla sua richiesta di accesso agli atti relativi al procedimento di rilascio dell’AIA e alla cessione degli impianti.
“Il rifiuto alla mia legittima richiesta di accesso agli atti non è solo un atto di opacità istituzionale, ma un gesto grave e strumentale, volto a mantenere un controllo politico assoluto sulla vicenda”, ha dichiarato Pagano. Secondo il parlamentare, il Governo Meloni e in particolare Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, starebbero gestendo una questione delicata, che coinvolge salute pubblica, ambiente, lavoro e futuro industriale, in chiave elettorale. “Non è tollerabile che il Governo si comporti come se le procedure amministrative e ambientali in corso fossero un affare privato”, ha aggiunto Pagano sottolineando come il diritto di accesso agli atti sia sancito dalla legge, soprattutto per i parlamentari nell’esercizio delle proprie funzioni.
Pagano ha accusato il ministro Urso di voler trasformare la gestione della crisi dell’ex Ilva in uno strumento di pressione politica: “Se si tratta di procedure tecniche, attendere l’esito del ballottaggio non dovrebbe influire sugli esiti dell’AIA e della cessione. Il silenzio del ministro è un vero e proprio ricatto ai danni dei tarantini”, ha dichiarato.
Non si è fatta attendere la replica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che attraverso una nota ufficiale ha smentito le dichiarazioni del deputato dem. “Non risulta pervenuta a questa amministrazione alcuna sua richiesta di accesso agli atti in merito al procedimento di rilascio dell’AIA per l’ex Ilva di Taranto”, si legge nella nota del Mimit. Il Ministero ha inoltre precisato che “la titolarità di tale procedura non è in capo al Mimit né al ministro, ma agli organi amministrativi competenti”, accusando Pagano di “aver affermato il falso e di ignorare la corretta attribuzione delle competenze”.
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